Dal Governo nuovi strumenti di ricatto a favore delle banche. Fermiamoli!

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Con il Dl Banche, il numero 59/2016, il Governo sta proseguendo sulla via già tracciata dal Dl Salva banche del novembre 2015. Per tutelare il sistema bancario privato minacciato dai crediti in sofferenza, si indebolisce la posizione dei debitori, siano essi risparmiatori o imprese. Questa volta a pagarne le spese saranno le imprese, già messe a durissima prova dalla lunga crisi.
Il testo del Governo permette infatti alle banche creditrici di appropriarsi della garanzia immobiliare (“patto marciano“) o mobiliare (“pegno non possessorio“) delle imprese debitrici, senza nemmeno passare per la procedura giudiziaria di esproprio, che tutela il debitore e gli consente di rivalersi in caso di abusi bancari, come l’anatocismo e gli interessi usurari. Teoricamente, per inserire queste nuove clausole nel contratto la banca ha bisogno dell’assenso dell’impresa, ma è ovvio che sono le banche a impugnare il coltello dalla parte del manico, perché possono decidere se finanziare l’impresa, e quest’ultima ha spesso urgente bisogno del supporto creditizio, data la scarsa liquidità in circolazione.
Il Dl 59 non si limita a questo. Oltre ad alcune modifiche normative sul diritto fallimentare e sugli ufficiali giudiziari per il recupero crediti (sostituiti da custodi giudiziari pagati a parcella), viene disciplinato il cosiddetto “risarcimento” ai risparmiatori truffati con il Dl Salva-banche. Lo Stato non restituirà il 100% delle somme perse, ma solo l’80%, e non a tutti i risparmiatori truffati ma solo a quelli che hanno meno di 35 mila euro annui di reddito a fini Irpef o un patrimonio inferiore ai 100 mila euro. Requisiti molto restrittivi; chi non ne rispetta almeno uno deve ricorrere ad un lungo arbitrato. Chiamarlo “risarcimento” è quindi l’ennesima capriola linguistica per mascherare la realtà.
Il M5S in commissione Finanze al Senato ha combattuto con tutti i mezzi a disposizione, e dopo aver proposto di allungare i tempi per la presentazione degli emendamenti al decreto, ne ha proposti 140 (sui 636 totali). È ovvio, però, che i rapporti di forza in seno alla Commissione sono favorevoli alla maggioranza. La senatrice M5S Laura Bottici ha pertanto invitato il governo, per una proficua collaborazione, ad indicare quali margini di modifica esistono per poter trovare una posizione condivisa.
La lotta intestina tra banche e imprese non è una via obbligata. Una politica economica espansiva risanerebbe i bilanci delle imprese e, di conseguenza, anche quelli bancari. Ma per farlo occorre riprendersi la sovranità fiscale perduta, altrimenti, di decreto in decreto, perderemo ciò che è rimasto del nostro tessuto industriale.