Stop olio di palma per tutelare salute, ambiente, economie locali

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Roma, 25.05.2016 – “Eliminare l’olio di palma in Italia nei vari settori produttivi in cui è attualmente utilizzato, dal cibo ai cosmetici fino ai biocarburanti, bandendolo in via prioritaria dalla dieta di bambini e adolescenti, e avviare le misure necessarie per sostituire l’olio tropicale con alternative sostenibili, come l’olio d’oliva o di semi, che incentivano le filiere produttive del Made in Italy “. È questa, in sintesi, la proposta del MoVimento 5 Stelle contenuta in una serie di provvedimenti promossi in Parlamento presentati oggi alla Camera al Convegno del M5S “Olio di palma insostenibile”.
“Tra i diversi atti parlamentari promossi dai portavoce 5stelle di Camera e Senato, ci sono: una proposta di legge a prima firma del senatore M5S Carlo Martelli, nata da una sua mozione in Senato, e una mozione a prima firma del deputato M5S Mirko Busto alla Camera per sancire lo stop all’olio di palma in tutti i settori produttivi; una proposta di legge a prima firma della deputata 5stelle, Chiara Gagnarli, contro il sovrappeso e l’obesità infantile, che, tra le diverse misure, prevede l’eliminazione dell’olio di palma e dei grassi vegetali raffinati da mense scolastiche e distributori; un’interrogazione al ministro della Salute, Lorenzin, presentata alla Camera a prima firma Busto sull’opportunità di sospendere l’autorizzazione sanitaria all’olio di palma alla luce del recente parere dell’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che ne ha messo in evidenza tre sostanze nocive di cui una cancerogena”. Oltre ai rischi per la salute, approfonditi insieme con esperti del mondo medico e scientifico, il M5S denuncia i danni per l’ambiente e, come evidenzia il deputato 5stelle Massimo De Rosa, per le popolazioni locali, private della loro terra e sfruttate dalle multinazionali dell’industria dolciaria. Secondo l’Unep (United Nations Environment Programme) la coltivazione dell’olio di palma è la causa principale di distruzione delle foreste pluviali di Malesia e Indonesia, che hanno raso al suolo fino al 90% delle loro terre coltivabili, al ritmo di una superficie equivalente a 300 campi da calcio distrutta ogni ora, per fare spazio alle piantagioni di palma”.