Disabili: la legge sul ‘Dopo di noi’ che favorisce i privati e le fondazioni

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Il titolo è accattivante ma ingannevole, perchè quella approvata oggi in Senato è tutto tranne che una legge pensata per il bene dei disabili. L’hanno chiamata ‘Dopo di Noi’ perchè in teoria doveva dare un futuro stabile ai ragazzi disabili quando i genitori che si occupano di loro non ci saranno più, ma la sensazione è che questa legge sia stata fatta ancora una volta, come per la riforma del Terzo Settore, per soddisfare clientele e appetiti privati.
Il ‘Dopo di Noi’, che torna alla Camera per la terza lettura, è un disegno di legge illegittimo, non a caso già denunciato al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone.
Il provvedimento è lontano anni luce da quanto previsto dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità: alle famiglie, infatti, viene data un’unica possibilità di assistenza per i loro figli quando essi mancheranno, ovvero vedersi costretti a lasciare la loro eredità ai figli, ma non per gestirla come essi vogliono ma per darla ad intermediari che la useranno per creare case-famiglia o addirittura trasformare i patrimoni e le case ereditati/e in case-famiglie.
In questo modo si sceglie di indirizzare le risorse per la tutela e la gestione della vita delle persone con disabilità verso l’iniziativa privata, quasi come se lo Stato dovesse inesorabilmente arretrare, rinunciando al suo ruolo primario rispetto alla tutela dei diritti inviolabili dei più deboli.
Se l’interesse dei proponenti fosse stato autenticamente quello di tutelare i disabili, le cose da fare sarebbero state tante: si sarebbero potute valorizzare le strutture esistenti e migliorati i generale i livelli di assistenza, magari iniziando dalla scuola e dagli insegnanti di sostegno. Invece si tagliano i fondi pubblici già esigui, la gestione della vita dei disabili viene sempre più delegata al privato e si crea un’inaccettabile disparità tra disabili gravi e non.
Infine, all’interno del disegno di legge si parla di istituire un trust, una figura giuridica di un altro ordinamento che viene proiettata nel sistema italiano, quasi fosse possibile fare un mero copia-incolla da un ordinamento all’altro, senza considerare le diversità e le specificità di ogni Nazione. Come si è arrivati a introdurre questo strumento? Ciò è avvenuto palesemente grazie a un’azione di lobbying, cioè dopo che nelle audizioni alla Camera è intervenuto il presidente della Fondazione toscana “Dopo di noi”, il consigliere regionale PD in Toscana Enrico Sostegni (di questa fondazione fanno parte due banche) e dopo che l’associazione ‘Il trust in Italia’ si è pronunciata attraverso il suo vice presidente Maurizio Lupoi che, stando a quanto si legge sui giornali, è il vero estensore della legge.