I derivati Mps e le facce di bronzo del governo

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Le facce di bronzo splendono sotto il sole di luglio. Non fa un po’ strano vedere una banca partecipata dallo Stato chiedere di patteggiare in ordine a reati gravi come il falso in bilancio e la manipolazione del mercato? Renzi cosa ha da dire? Secondo il Movimento 5 Stelle è un’indecenza.
Parliamo naturalmente del Monte dei Paschi di Siena che l’altro giorno, di fronte ai giudici milanesi, ha optato per il patteggiamento in relazione al famigerato derivato Alexandria contrattato con Nomura e “mascherato” nei bilanci dell’istituto.
Si tratta di una banca toscana, molto vicina al Pd. La cinghia di trasmissione era la Fondazione Mps, uno dei principali azionisti dell’istituto, attraverso la quale il partito piazzava parecchia gente che a sua volta aveva voce in capitolo in quei consigli di amministrazione che hanno deciso se autorizzare o no le varie richieste di finanziamenti. Impieghi in buona parte andati male, visto che Mps ha 47 miliardi di crediti deteriorati.
La stessa Bce, che ha chiesto la chiusura del contratto derivato Alexandria a spese di Mps, ora chiede di smaltire almeno 10 miliardi di Npl. E Bankitalia? Visco continua a fare l’inguaribile voyeur o magari decide di fare qualche ispezione come si deve e di passare un po’ di carte alla procura?
Secondo il M5S alla Banca d’Italia conviene darsi una mossa, altrimenti finirà con l’entrare nel mirino della procura e secondo noi sarebbe veramente “la volta buona”. Non dimentichiamoci che ai tempi dei derivati Alexandria e Santorini, a capo della Vigilanza sedeva Mario Draghi, Governatore di Banca d’Italia, oggi Presidente della Bce.
Ma ancor di più: noi lo abbiamo sempre detto che il contratto derivato (Alexandria con Nomura) conteneva un illecito, il falso in bilancio appunto, e quindi era nullo. Doveva essere annullato e non chiuso come richiesto al tempo da Draghi. La richiesta potrebbe sembrare una “pezza” per coprire un “errore di gioventù”.
I contratti sottoscritti da Mps con Nomura erano da annullare, caratterizzati da un “mandate agreement” illecito, e la chiusura del contratto è una forzatura: il fatto che MPS ora nel processo a Milano abbia chiesto di patteggiare dimostra che avevamo ragione. Abbiamo presentato diverse interrogazioni e ad alcune, come al solito, il governo ci ha risposto in modo evasivo, scaricando su Mps la colpa (della mancata attenzione verso l’inesistenza dei titoli di Stato).
Ma essendo parte lesa, il ministero dell’Economia dovrebbe intervenire e far rientrare gli oltre 350 milioni che da Mps hanno preso il volo con la chiusura del contratto in questione.
Padoan e il governo, invece, non si sono nemmeno costituiti parte civile. Sempre dalla parte dei banchieri e dei loro “conti correnti”, non certo i beni e i risparmi dei cittadini.