Disastro treno Andria: è dal 2013 che M5S chiede di usare i fondi europei per il doppio binario

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I soldi c’erano. E pure il progetto. Quella che è mancata è la volontà politica. La volontà politica di spenderli, quei fondi europei e mettere fine al rischio elevatissimo che noi del M5S abbiamo più volte denunciato. E che oggi, purtroppo, è costato la vita a tantissime persone.
È una tragedia immane, il disastro ferroviario che ha colpito Andria, la Puglia e tutti noi. Ma il nostro dovere è andare a fondo, e chiamare le cose con il loro nome.
Lo scontro frontale dei due treni non può essere chiamato incidente.
C’era un progetto di raddoppio per quel binario unico, risalente addirittura al 2007. E c’erano i fondi europei, ben 180 milioni scaduti nella prima tranche il 31 dicembre 2015, come denunciato in questo video realizzato dagli attivisti M5S di Andria alla fine dello scorso anno. Il Grande progetto di adeguamento ferroviario dell’area metropolitana del Nord barese includeva fra gli interventi anche il raddoppio del binario sul quale si è verificato l’incidente. Ma si è perso tempo con gli espropri, tempo con le autorizzazioni, tempo con l’impiego delle risorse.
Il progetto non è mai partito, il binario è rimasto unico. Questo avrebbe ridotto una parte del rischio.
Almeno altri tre anni sono andati persi nei percorsi della burocrazia: si arriva al 16 giugno scorso, quando la Ferrotramviaria ha comunicato una proroga (al 19 luglio 2016) per la scadenza della presentazione delle domande di partecipazione alla gara, inizialmente prevista per il 1° luglio.
Il portavoce del MoVimento di Andria alla Camera Giuseppe D’Ambrosio aveva presentato un’interrogazione sulla situazione dei fondi e della cantierizzazione fin dal Giugno 2013, ben 3 anni fa (QUI e QUI).
Ma prima Lupi, e poi Delrio non hanno mai risposto.
Ridurre il rischio non è abbastanza per noi. Il rischio va azzerato. E oggi la tecnologia lo permette. Se solo si avesse la volontà politica di investire risorse laddove servono.
Su quella tratta mancano i sistemi automatici che sono più sicuri perché funzionano a blocchi e praticamente azzerano il rischio.
In sostanza: non ci sono i sensori presenti sulla stragrande maggioranza della rete ferroviaria italiana, anche nei tratti a binario unico. Questi sensori segnalano blocco per blocco se la linea è occupata: a man a mano che il treno avanza, i sensori comunicano eventuali ostacoli e, nel caso, attivano automaticamente procedure di rallentamento o di stop.
Il Movimento 5 Stelle molte volte ha puntato il dito sul gap infrastrutturale al Sud, con particolare riferimento agli investimenti in sicurezza.
Il ministro Delrio che parla spesso di “cura del ferro”, a vedere gli atti, si riferisce sempre e soltanto alla Tav e a inutili cantieri di Alta Velocità dove si annidano i soliti sprechi e casi di corruzione.
Domani Delrio sarà in aula a riferire e noi pretenderemo azioni concrete per la sicurezza ferroviaria. Affinché non ci siano più stragi e giornate di lutto nazionale.