Povertà: gli italiani chiedono il pane, il Pd gli dà le brioche

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Oggi alla Camera la maggioranza ha approvato il disegno di legge sul contrasto alla povertà. Il MoVimento 5 stelle ha deciso di astenersi dal voto perché si trattava comunque di un provvedimento in favore dei cittadini nullatenenti o in estrema difficoltà.

Al di là di questa premessa però, resta il fatto che questa è una misura insufficiente e piena di buchi: ha un approccio assistenziale, non viene aggredito in modo strutturale il problema della povertà e servirà ad aiutare solo una parte minoritaria delle persone bisognose (con risorse insufficienti, tra l’altro). L’Italia invece avrebbe immediatamente bisogno di un intervento che aiuti tutti i cittadini a uscire dalla condizione di povertà e che li sostenga nel reinserimento nella società. Quel tipo di intervento già esiste: è il reddito di cittadinanza del M5S, che però Renzi si guarda bene dall’approvare

Per una pura coincidenza, mentre in Aula si stava votando l’Istat diffondeva le stime sulla povertà nel nostro Paese. i numeri assomigliano a un campo di battaglia: i cittadini italiani in condizioni di povertà assoluta sono oltre 4 milioni e mezzo mentre quelle in condizioni di povertà relativa sono addirittura 8,3 milioni.

A fronte di questa vera e propria emergenza nazionale la risposta che ha dato l’attuale maggioranza rappresenta solo un parziale, timido, passo in avanti dal momento che la platea che potrà beneficiare del fondo messo a disposizione è di circa un milione di persone. Tutti gli altri cittadini in difficoltà invece restano tagliati fuori. In questo modo lo Stato finisce col creare un ulteriore elemento di discriminazione tra chi già vive una condizione di emarginazione. Oltre all’iniquità della misura però c’è anche la totale insufficienza dei fondi messi a disposizione. Chi potrà accedere a questo sostegno sarà costretto a una vera e propria “corsa tra poveri” per attingere al fondo, prima che questo si esaurisca. Quei fortunati quanto riceveranno? Meno di 400 euro al mese. Meglio di niente si dirà, ma è comunque una cifra insufficiente per risollevare e dare dignità a persone indigenti.

E alla fine c’è stato anche il tocco di ipocrisia di Pd e compagnia, che in Aula hanno voluto cambiare il nome del provvedimento, ribattezzandolo reddito di inclusione. Ma non è cambiando le parole, né scimmiottando i provvedimenti di di altri – vedi il reddito di cittadinanza – che si cambia la realtà dei fatti.

Il tempo degli spot, delle parole vuote che sanno di presa in giro è già finito ma il Pd continua a non accorgersene. Quando lo farà, sarà già all’opposizione.