E ora chi salverà Monte dei Paschi? La tua pensione!

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Il fondo Atlante ha già quasi esaurito le cartucce dopo aver ricapitalizzato le disastrate Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il governo quindi non sa dove prendere i soldi per mettere una toppa al buco (enorme) di Monte dei Paschi che deve vendere sul mercato 10 miliardi di crediti deteriorati netti e poi, probabilmente, sarà costretta a ricapitalizzare per 3-4 miliardi. E allora ecco la geniale idea: creare un nuovo Atlante. I fondi esteri, però, subodorata la fregatura, hanno già dato picche; le banche italiane non sono disposte a mettere che spiccioli.
Che fare allora? Quello che si fa sempre: svuotare le tasche dei cittadini, in particolare le pensioni faticosamente accantonate. Il governo infatti da settimane sta pressando le casse previdenziali private affinché sgancino il tesoretto. In pratica, si vogliono usare i soldi delle pensioni di domani per coprire le malefatte dei banchieri di oggi.
Hanno anche il coraggio di chiamarla “operazione di mercato”. E’ inaccettabile forzare le casse previdenziali, che hanno una mission pubblica, a coprire i buchi di Montepaschi, causati da banchieri senza scrupoli e da una vigilanza dormiente.
Il danaro prelevato dalle buste paga dei professionisti e versato per assicurarsi la pensione viene così “investito” in sofferenze bancarie, con la scusa che tutti sono chiamati a garantire la stabilità del Paese Quella stessa stabilità sistemica in nome della quale, sul fronte del credito, Bankitalia ha avallato in passato le peggiori pratiche.
Cosa dirà la Ue di fronte a un eventuale apporto di capitale di soggetti come le casse previdenziali che sono eminentemente pubbliche? E cosa dirà dell’intervento di società partecipate dello Stato come Cassa depositi e prestiti o Poste Vita? E che dire del ministero dell’Economia che è da una parte socio di Mps e dall’altra vigilante sulle casse?
Il M5S ha chiesto di incontrare i vertici di Cdp per avere lumi. Il sostegno dell’Adepp risponde invece a logiche eminentemente politiche e gli iscritti alle gestioni dovrebbero ribellarsi. Da sempre teorizziamo la possibilità di un intervento pubblico nel sistema bancario. Ma ciò dovrebbe avvenire in un panorama del tutto diverso, a partire dalla separazione tra banche di investimento e banche commerciali e con una vigilanza riformata alla radice. E’ assurdo, invece, usare il denaro dei contribuenti come tappeto sotto il quale nascondere i reati dei manager amici dei politici.