Caporalato: il primo passo di una maratona per difendere diritti e dignità dei lavoratori

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Come ogni estate la ferita del caporalato si fa più profonda. Alimentata da un’economia sommersa che si poggia sulla povertà per calpestare i diritti umani delle persone che lavorano nelle campagne, sfruttate e sottopagate. Un giro di affari illegale stimato in 17 miliardi di euro secondo l’ultimo rapporto “Agromafie e caporalato“. Un fenomeno che in alcuni casi assume connotati sempre più simili alla schiavitù, come ha potuto verificare anche il Movimento 5 stelle durante le sue ispezioni: dal ghetto di Nardò alle braccianti abusate in Sicilia, alle pendolari del lavoro in campagna che escono all’alba e tornano in famiglia soltanto la notte o finiscono in cronaca nera come il caso di Paola Clemente.
La sottrazione dei documenti, le condizioni igienico-sanitarie estreme, gli accampamenti di fortuna e la totale assenza dei più elementari servizi sono la norma nelle campagne visitate: dove arriva il caporale, la legge non esiste. Per questo il testo approvato in Senato e’ solo il primo passo di una maratona verso il contrasto al Caporalato che i portavoce proseguiranno alla Camera. Un disegno di legge che dovrebbe sviluppare un’azione efficace contro un giro di affari criminale che continua ad insinuarsi nella gestione del mercato del lavoro, e che invece ci è sembrato debole sin dall’inizio, al punto da effettuare un severo pressing con emendamenti a catena.
Nell’esame in Commissione agricoltura c’è stato un soffocamento del dibattito da parte della maggioranza, procedendo a ritmi forzati a ridosso dell’Aula, forse per strappare una vittoria del governo da sbandierare prima che finisse un’altra estate piena di promesse non mantenute. Gli emendamenti del Movimento 5 stelle sono stati bocciati senza appello, oppure recepiti nel testo dal relatore, senza darcene il merito. I portavoce sono intervenuti dove hanno potuto, ed e’ per questo che alla fine si è votato favorevolmente, per iniziare a dare una risposta alle migliaia di persone che anche questa estate si troveranno a lavorare nei campi per qualche euro al giorno.
In modo particolare il lavoro dei portavoce si è concentrato, fra gli altri aspetti, sull’impianto della Rete del lavoro agricolo di qualità, alla quale le aziende non sono obbligate ad iscriversi e che, purtroppo, ha come unico interlocutore le imprese e non i lavoratori. Le proposte del M5S riguardavano incentivi e sgravi per permettere a tutti gli agricoltori di farne parte, ci ritroveremo invece una rete a macchia di leopardo. La creazione di un “telefono rosso” per il lavoratore che volesse denunciare il caporale con garanzia di anonimato. Sul trasporto di persone si è proposta l’adozione di misure che rendano quanto più possibile trasparenti le modalità del trasferimento.
In un sistema dove si contano 430.000 lavoratori irregolari solo per il comparto agricolo, una norma severa può essere un punto di partenza, ma non di certo quello di arrivo. Abbiamo richiesto specifiche agevolazioni all’interno delle misure dei Piani di sviluppo rurale e sgravi contributivi per le aziende che regolarizzano la forza-lavoro. Favorendo così meccanismi di incentivazione per l’emersione del lavoro irregolare in agricoltura. Richieste solo parzialmente accolte nel testo, che ora passerà alla Camera.