Ddl penale: dal Governo limite alle intercettazioni e bavaglio per i cittadini!

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Il testo di legge sulle intercettazioni e sulla prescrizione scritto dal Governo che sta per approdare in Aula al Senato e sul quale l’esecutivo sembra orientato a porre l’ennesima fiducia, è davvero un serio pericolo per le sorti della giustizia del nostro Paese e per le sorti della libertà di opinione dei nostri cittadini.
In tema di intercettazioni, il testo del Governo lega le mani ai Magistrati. Non saranno più liberi di utilizzare i sistemi informatici che ritengono più idonei per procedere con le intercettazioni ambientali informatiche, ma dovranno attenersi scrupolosamente alle indicazioni che dovrà fornire il Ministero della Giustizia (dunque un politico nominato dalla politica che invade un campo non suo, quello del Potere Giudiziario). Cioè sarà il Ministero a comunicare (ogni anno con una circolare) l’applicazione informatica che deve essere utilizzata dai Magistrati, dando così modo ai delinquenti, corrotti e corruttori di dotarsi preventivamente delle giuste contromisure in grado di annullare l’effetto delle indagini a loro carico. E poi se il Ministero tarda ad emanare la circolare con l’indicazione del sistema informatico individuato, i Magistrati non potranno procedere alle intercettazioni, ponendo fine alle loro indagini. Il testo, inoltre, prevede che vengono escluse le intercettazioni ambientali informatiche tra soggetti presenti nei luoghi come l’abitazione principale (casa, uffici, dimore, ecc.), a meno che il Magistrato non abbia la certezza che in quel luogo si stanno compiendo attività criminose. Per il Governo, dunque, occorrerebbe cogliere i soggetti in flagranza di reato! Se fino ad oggi il magistrato poteva ricorrere all’uso delle intercettazioni davanti al “solo” fondato motivo del compimento di attività criminose, per il futuro occorre avere la certezza che si stanno compiendo attività illecite. In sostanza tutte le volte in cui i criminali organizzano una cena a casa di qualcuno di loro per parlare di mazzette, appalti truccati, voti di scambio, ecc., non potranno più essere intercettati, perchè nessuno avrà la certezza che i loro discorsi siano di carattere illecito. Questo perverso meccanismo varrà, guarda caso, anche per reati di corruzione e associazione a delinquere. Gravissimo. Ma non è tutto. Il Governo ha previsto, anche il carcere addirittura fino a 4 anni per tutti coloro (giornalisti esclusi) che diffondono riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni, anche telefoniche, svolte – addirittura – in presenza del soggetto ripreso ed eseguite fraudolentemente (avverbio troppo generico, pieno di incertezze e dubbi interpretativi). Questa norma rappresenta davvero un bavaglio per tutti i cittadini (come i nostri attivisti) che non potranno più compiere registrazioni di incontri, riunioni, consigli comunali, ecc. considerato che potrebbero risponderne penalmente, con il carcere appunto e che sarebbero potenzialmente intimidibili da esponenti politici che potrebbero lamentare falsamente un danno di immagine qualora diffuse in rete, limitando di fatto la partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese e al controllo delle istituzioni. Inoltre, non sarà più consentito la divulgazione, la pubblicazione o rendere conoscibili i risultati di intercettazioni che coinvolgono soggetti estranei alle indagini. In questo modo dunque i casi Lupi (rolex), Guidi (Trivellopoli), molto probabilmente non potranno più emergere.
Per quanto concerne, invece, la riforma della prescrizione, il Governo si piegato integralmente al NCD di Alfano con il quale ha raggiunto l’ennesimo accordo al ribasso, ovvero stop al decorso del termine di prescrizione solo per 18 mesi sia per il primo che per il secondo grado, sconfessando lo stesso relatore del PD, Casson, che con un proprio emendamento e in aderenza alla originaria posizione dello stesso PD aveva previsto la cessazione della prescrizione dalla sentenza di primo grado, come richiede da sempre il M5S. Infine, l’ennesima occasione “volutamente” persa dal Governo per riformare il 416 ter cp sul reato di scambio politico – mafioso volta ad eliminare la vergognosa locuzione “con modalità e intimidazioni tipiche dell’associazione mafiosa” già bocciata dalla Cassazione e che rende di fatto il reato quasi impossibile da provare e, dunque, non punibile, se non quando i responsabili siano colti in flagranza di reato, magari perchè accompagnano l’elettore nella cabina elettorale con la pistola puntata alla tempia, oppure quando confessano! Da ultimo, ma non per importanza, il Governo si è riservata una ampia e generica delega anche per riformare l’ordinamento penitenziario e per rivedere presupposti e modalità di accesso alle misure alternative. Magari sarà l’occasione per togliere dall’ergastolo mafiosi e delinquenti e metterli in strada.
Il M5S, per porre rimedio a questo ennesimo scempio da parte del Governo e non legare definitivamente le mani alla magistratura e alle forze dell’ordine, ha depositato più di 100 emendamenti. In Aula sarà, dunque, battaglia!