Clima: ed ora una Legge di Bilancio coerente con gli Accordi di Parigi

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Il Parlamento Europeo, poche ore fa, ha ratificato gli Accordi di Parigi sul clima con cui ci si impegna a ridurre almeno del 40% le emissioni inquinanti entro il 2030. Il governo Renzi si affretta ad annunciare che anche il Parlamento italiano ratificherà, come se il tutto fosse merito suo, ma tanto trionfalismo non è poi minimamente concretizzato nei fatti.
Nella programmazione della spesa pubblica infatti si continua a destinare risorse economiche a settori inquinanti o ad alto impatto ambientale, come le fonti fossili o le grandi opere che distruggono i territori, le economie locali, fagocitano il patrimonio di biodiversità e il capitale naturale italiano. Ancora una volta, il “nuovo modello di sviluppo sostenibile” è rappresentato dal sempreverde Ponte sullo Stretto, come cinquant’anni fa.
Se si volesse dare davvero un segnale, il governo dovrebbe scrivere una legge di Bilancio coerente con gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti previste dall’accordo di Parigi sul clima, ma di fatto si conserva l’attuale modello economico continuando a finanziare le lobbies del petrolio e del cemento e a inseguire il parametro, ormai vecchio, del Pil. Il tanto osannato Bes, l’indice di misurazione del Benessere Equo e Sostenibile, introdotto quest’anno, è infatti relegato in un allegato del provvedimento, senza alcun impatto reale sulle politiche macroeconomiche. Una mera operazione di greenwashing.
Per rispettare davvero gli obiettivi della roadmap dell’Accordo di Parigi e le misure che saranno discusse alla Cop22 sul Clima, che si terrà dal 7 al 18 novembre in Marocco, il M5S chiede che la legge di Bilancio sia basata su un nuovo paradigma in grado di orientare le politiche di bilancio nazionali verso un’economia verde, per una sostenibilità ambientale e sociale.