Nota al DEF, ma le aziende creditrici dello Stato ancora attendono 65 miliardi

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Ricordate la promessa di Renzi in tv, nel marzo 2014, di pagare tutti i fornitori dello Stato entro il giorno di San Matteo? Il 21 settembre 2014 è arrivato, è passato, e le aziende creditrici ancora attendono. Persino San Matteo ha perso le speranze.
Oggi arriva la Nota di Aggiornamento al Def, e nelle sue pieghe cosa andiamo a scoprire? L’ennesima presa in giro per tutte quelle imprese che lavorano con le Pubbliche amministrazioni e ancora sopportano ritardi medi di cinque o sei mesi per ottenere quello che spetta loro.
La Nota infatti sbandiera una riduzione della tempistica di pagamento dei debiti commerciali di 15 giorni nel periodo 2011-2014 e sostiene che l’Italia è il Paese che ha conseguito l’abbattimento maggiore del ritardo in Europa. Peccato che il lasso di tempo medio sia rimasto, secondo dati della Commissione Ue, di 144 giorni nel 2015 e di 131 nel 2016, alla faccia di una direttiva Ue che ci imporrebbe pagamenti ai fornitori in 30-60 giorni.
Malgrado i soliti indoramenti di pillola siamo da tempo i peggiori del Continente. Tra l’altro il ridicolo vanto statistico della Nota di aggiornamento è una mezza bufala, poiché tiene conto delle rilevazioni di un monitoraggio operato dal ministero dell’Economia in base a una panoramica di enti debitori non completa, perché non tutte le pubbliche amministrazioni comunicano i dati di pagamento.
Insomma, un altro 21 settembre è arrivato e trascorso invano, e migliaia di aziende restano in attesa dei loro 65 miliardi. Non ne possono davvero più di trovarsi costrette a pregare San Matteo.