Ag Entrate, documento choc: “Colpite chi collabora, lasciate stare i furbi”

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Colpire chi cerca un rapporto collaborativo con il Fisco ma poi magari non paga perché si trova in difficoltà. E i furbetti che invece fanno finta di nulla e non rispondono alle pretese dell’amministrazione tributaria? Quelli lasciamoli perdere.
Sembra assurdo, ma è questo il succo di un documento (atto dispositivo 229/2016) della Direzione provinciale di Padova dell’Agenzia delle entrate. Sette pagine di cui il M5S, con il senatore Giovanni Endrizzi, è entrato in possesso e che svelano aspetti a dir poco inquietanti circa i metodi di recupero dei carichi impositivi da parte dell’Ade.
Indicazioni operative chiaramente ispirate dall’alto, quantomeno dal livello regionale veneto, e animate da uno spregiudicato pragmatismo che fa impressione ritrovare così, nero su bianco, in via ufficiale.
Secondo i dirigenti padovani del Fisco, bisogna puntare a recuperare gli atti per i quali c’è stata una risposta del contribuente in adesione o in rinuncia all’impugnazione per intervenuta acquiescenza. Mentre la “mancata impugnazione” con conseguente iscrizione a ruolo della pretesa avanzata dall’amministrazione è un evento che “deve considerarsi estremamente negativo in quanto sintomatico – nella maggioranza dei casi – del totale disinteresse del contribuente”. Dunque, l’attività non risulta produttiva per la dirigenza delle Entrate, nemmeno per gli effetti di deterrenza: “Solo una minima parte degli importi iscritti a ruolo risultano poi oggetto di effettiva riscossione”. Crolla, dunque, il (falso) mito del ruolo come strumento efficace rispetto, per esempio, alla vecchia ingiunzione di pagamento.
Seguono, nell’atto delle Entrate di Padova, indicazioni agli uffici circa le soglie di maggiore imposta accertata sotto cui è meglio lasciar perdere il contribuente infedele: 1000 euro per le persone fisiche, 3.500 euro per Pmi, professionisti e enti non commerciali, 8.000 euro per medie imprese e per accertamenti con determinazione sintetica del reddito.
Il tentativo di recuperare le tasse non pagate è fatica sprecata, secondo la “comune esperienza” dei dirigenti dell’Agenzia, pure rispetto a parametri considerati rivelatori della presunta insolvibilità del cittadino. Se le somme complessive iscritte al ruolo sono di almeno 200mila euro per le medie imprese, 40mila euro o più per Pmi e professionisti e 20mila euro o oltre per persone fisiche, allora non è il caso di sprecare tempo ed energia. Le soglie vengono poi dimezzate se si parla di almeno due annualità complessive. In questi casi, insomma, l’attività istruttoria andrà accantonata, spiega la dirigenza. A meno che non ci sia “carenza di elementi proficui, al solo fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi di produzione assegnati”. In altre parole, a meno che non ci sia da raschiare il fondo del barile.
Ecco come ragionano gli ispettori del Fisco. E il M5S in modalità “apriscatole” lo scopre grazie alla collaborazione di chi, con un sussulto di coscienza, non accetta un certo andazzo.
Dal documento interno delle Entrate di Padova si evince la rinuncia a cercare di “pizzicare” chi se ne frega a prescindere e tende a sparire completamente agli occhi del Fisco (quelli della “mancata impugnazione”). Non vi vengono in mente società come le cosiddette “cartiere” che non dichiarano mai nulla e vengono usate solo per l’evasione Iva? In altre parole, emerge un maggior accanimento verso gli evasori per necessità rispetto ai furbi conclamati.
Inoltre, vengono clamorosamente colpiti l’articolo 23 della Costituzione (irrinunciabilità del tributo) e in qualche modo anche il 53 (“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”).
Il governo da una parte mette a punto condoni per far cassa e dall’altra cala le brache di fronte agli evasori più scaltri. Inoltre, lascia scientificamente sguarnita l’Agenzia delle entrate, così da costringerla a fare delle scelte, diciamo spregiudicate, su chi colpire e chi no. E’ uno scenario desolante, soprattutto se si pensa che i vertici dell’Ade vengono valutati in base a quanto riescono a taglieggiare i contribuenti onesti.
Nel frattempo il portavoce M5S Endrizzi ha depositato un’interrogazione sul documento. Vedremo se Padoan avrà il coraggio di rispondere e come si giustificherà.