Diritti umani: il ministro chiarisca assistenza detenuti italiani all’estero

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“Ricevo numerose segnalazioni da parte di associazioni e familiari di detenuti che denunciano come i diritti umani dei loro congiunti non vengano pienamente rispettati. Per questo ho presentato come prima firmataria una interrogazione al ministro degli esteri con la quale si sollecita una risposta in merito alla condizione dei nostri connazionali detenuti all’estero” lo afferma in una nota la senatrice del M5s Daniela Donno.
Secondo l’annuario statistico 2016 del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il numero di italiani detenuti all’estero, registrati nel 2015, è pari a 3.288, con il 78% nell’Unione europea. Gran parte di tali detenuti ha una famiglia residente in Italia e non ha diritto ad un supporto economico per le spese legali e di gestione da affrontare, ivi compreso un aiuto psicologico gratuito. A ciò si aggiungono complicazioni connesse alla comprensione della lingua locale, talvolta estremamente penalizzanti per la comunicazione con le autorità nelle fasi di accusa e di difesa.
Riguardo all’assistenza ai detenuti il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale stabilisce che “nel caso di arresto in un Paese straniero, il cittadino italiano ha diritto a chiedere la protezione consolare, la cui rappresentanza può: rendere visita al detenuto; fornire nominativi di legali in loco; curare i contatti con i familiari; assicurare, quando necessario e consentito dalle norme locali, assistenza medica e generi di conforto al detenuto. Può inoltre intervenire per il trasferimento in Italia, qualora il connazionale sia detenuto in Paesi aderenti alla Convenzione di Strasburgo o con cui siano in vigore accordi bilaterali.
Sotto il profilo dell’assistenza legale, inoltre, il Ministero degli affari esteri precisa che “l’assistenza legale può essere prestata attraverso l’indicazione di un legale di fiducia e, in casi di particolare gravità, anche sotto forma di aiuto finanziario a connazionali indigenti.
Nell’interrogazione si chiede al ministro quali misure intenda adottare per agevolare in maniera efficace e tempestiva, anche dal punto di vista economico, coloro che non sono in grado di provvedere autonomamente al pagamento di un’adeguata difesa, facilitando i contatti con i familiari e predisponendo ogni supporto all’uopo richiesto, ivi compresi quelli di natura linguistica e psicologica.