La Corte Costituzionale smonta i Governi dell’austerità

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Basta! Bisogna assolutamente eliminare il pareggio di bilancio e mettere al centro i diritti che devono tornare ad essere sostanziali e non solo formali. I numeri vengono dopo, anche in senso macroeconomico: se le politiche economiche nazionali vengono indirizzate alla piena occupazione, al lavoro stabile, allo stato sociale e agli investimenti, infatti, il debito utile a finanziarle si ripagherà da solo con l’aumento della crescita e del gettito fiscale. Prima la Costituzione fondata sul lavoro e i diritti, poi l’equilibrio di bilancio.
Adesso a dirlo è anche la Corte Costituzionale con una storica sentenza (la n. 275/2016) che ha sancito il principio giuridico secondo il quale: “è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionare la doverosa erogazione”. La Consulta, decidendo una controversia tra Regione Abruzzo e Provincia di Pescara per quanto concerne il servizio di trasporto scolastico dei disabili, ha, dunque, riconosciuto che le garanzie minime per rendere effettivo il diritto allo studio e all’educazione degli alunni disabili (art. 38 Cost.) non può essere condizionato da motivi di bilancio.
Il pareggio di bilancio previsto dall’art. 81 della Costituzione nella versione riformulata dal Governo Monti nel 2011 con il voto favorevole del PD, del PDL, della Lega e di tutti coloro che oggi fanno finta di stare dalla parte dei cittadini e di opporsi alla Troika, è da considerarsi, dunque, secondo l’interpretazione fornita dalla Consulta, evidentemente in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione.
Questa scellerata subordinazione e l’oggettivo condizionamento dei diritti costituzionali, come l’istruzione, il lavoro, la salute, la sicurezza ai numeri imposti da Governi mai eletti e da trattati mai richiesti dal popolo (Maastricht e Fiscal Compact), non è più tollerabile. In Italia abbiamo ormai il 28,7% degli italiani a rischio di povertà o esclusione sociale (17 milioni e 469 mila persone), 8,3 milioni di poveri effettivi (il 13,7% della popolazione, in continua crescita), oltre 11 milioni di cittadini che non possono più accedere alle più elementari cure mediche, un tasso di disoccupazione reale (inclusi 3 milioni di inattivi) pari al 20%, tagli alla sanità per 4,3 miliardi di euro nel solo biennio 2015-2016 e altri 13 miliardi di tagli programmati per gli anni successivi, tagli agli enti locali pari a 40 miliardi negli ultimi 8 anni, intere città e quartieri fantasma privi di alcuna sicurezza, scuole ed edifici scolastici che crollano, ecc.
Prima i cittadini ed i loro diritti, poi i numeri dei bilanci.