Strage di Viareggio. Arriva la sentenza, ma non i dispositivi di sicurezza

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Domani sarà pronunciata la sentenza sul disastro ferroviario di Viareggio, per il quale non si può certo parlare di incidente, bensì di incuria manutentiva, di insicurezza sui luoghi di lavoro e di tante altre cause specifiche da imputare a superficialità umana.
I fatti sono tristemente noti: era il 29 giugno 2009 quando un treno carico di GPL in ingresso alla stazione deraglia, una cisterna si rovescia, un ostacolo la perfora e il gas si diffonde lungo la ferrovia e le strade circostanti, per essere nel giro di due minuti proiettate in un inferno di fuoco che priverà della vita 32 persone, di cui 4 bambini, mentre altri 2 anziani muoiono d’infarto provocato dallo spavento per l’accaduto.
Nel processo 33 sono le persone imputate, a vario titolo, per disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo e lesioni colpose con richieste di pena dai 5 ai 16 anni, tra cui anche gli ex vertici delle Ferrovie dello Stato. E tra questi, un dirigente dell’Agenzia Italiana per la Sicurezza delle ferrovie (ANSF) che non è mai stato sospeso dal lavoro.
Cosa farà il Governo per garantire davvero la sicurezza ferroviaria? Fin dal 2009, ad esempio, era stata promessa l’obbligatorietà dell’installazione del dispositivo antisvio per il trasporto di merci pericolose, capace di arrestare immediatamente e automaticamente il convoglio nel caso in cui una ruota del vagone perda il contatto con la rotaia. Ma sono i soliti annunci che arrivano dopo i disastri, e che poi come sempre il Governo dimentica.
Il Movimento 5 Stelle ha presentato numerose proposte a firma Diego De Lorenzis e Sara Paglini, tutte bocciate. Su questa drammatica vicenda, ancora a distanza di anni, i familiari delle vittime non trovano risposta: per questo il M5S ha proposto anche l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per fare chiarezza e rompere il muro di gomma.