Napolitano, banche e giornali: il Presidente Emerito regna ancora

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Re Giorgio non schioda. Non si rassegna a fare il nonno. Anzi, non toglie le mani dal Quirinale. Di più: è come una piovra che infila i tentacoli ovunque. Politica, banche, giornali. Gli ex salotti buoni che ormai sono tarlati, marci e pieni di polvere.
Napolitano non solo pretende ancora di decidere quando questo Paese potrà tornare a dare la parola ai cittadini con le urne, ma facilita rapporti tra super-banchieri indagati (in questo caso Giovanni Bazoli, telefonicamente intercettato e finito nell’inchiesta Ubi) e il suo successore Sergio Mattarella.
Al centro delle preoccupazioni del presidente emerito c’è il controllo del Corriere della Sera. Nel marzo 2016 Napolitano, che si dà ancora tanto da fare, organizza un incontro tra Mattarella e Bazoli, all’epoca presidente di Intesa (oggi presidente emerito dell’istituto). Lo scopo è dar vita a un rapporto stabile tra il super-banchiere e il nuovo Quirinale. Urbano Cairo, patron de La7, si sta preparando nel frattempo a conquistare Rcs e questo all’ex capo dello Stato non piace affatto: “E’ un nome folle (…) quel signore che si occupa o meglio è il factotum de La7”.
Cairo non agisce da solo nella sua scalata. Fondamentale è il sostegno proprio di Banca Intesa, attraverso il lavoro di Gaetano Micciché, presidente di Banca Imi, l’advisor dell’operazione. A questo punto Napolitano e un certo establishment hanno bisogno di essere rassicurati. E non è un caso che alla vigilia della scadenza delle offerte per rilevare il gruppo editoriale, Bazoli rilasci una poderosa intervista al Corriere nella quale dichiara che voterà sì al referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale renziana, poi stra-bocciata dai cittadini.
Il salotto, con al centro Re Giorgio sul suo trono, recepisce il messaggio. E si sente più tranquillo sulle intenzioni dei “barbari” che da La7 calano sul Corriere.
Addirittura l’allora direttore di Repubblica – ossia la concorrenza in mano a De Benedetti (tessera numero uno del Pd) – Ezio Mauro dice allo stesso Bazoli al telefono: “Se tu lo tieni in mano (si riferisce al Corriere) io sono tranquillo”.
Eccoli lì, tutti pappa e ciccia. Eccolo il blocco di potere che soffoca l’Italia. Giornali, banche e politica. Tutti sovvenzionati con soldi pubblici: l’editoria, i partiti alla faccia di un referendum del ’93 e ora pure le banche con un assegno in bianco da 20 miliardi. E’ l’establishment dei dinosauri che si muovono dietro le quinte, mentre 100mila italiani (soprattutto giovani) lasciano ogni anno un Paese piagato prima dalla crisi e poi dal Jobs act.
Non ne possiamo più di pupi e pupari. Il M5S al governo sbaraccherà questo teatrino.