Aziende in ginocchio per arance e pomodori dal Marocco. Il governo? Ci penserà nel 2018


Risale al febbraio 2012, quel fatidico accordo UE-Marocco che ha messo in ginocchio i comparti italiani del pomodoro e degli agrumi. Una produzione di eccellenza, famosa in tutto il mondo, che in seguito a una scellerata scelta ha dovuto subìre un crollo dei prezzi senza precedenti nella storia con l’inevitabile ricaduta sulle aziende agricole.
Il Governo si è mosso con lentezza da tartaruga, chiedendo la clausola di salvaguardia alla Commissione Europea soltanto nel marzo 2016, quando ormai il comparto era stato praticamente distrutto dalle importazioni marocchine. La Commissione Europea, con la solita inguaribile faccia tosta, nega la clausola di salvaguardia sostenendo che il crollo dei prezzi era dovuto al caldo che aveva fatto maturare prima i pomodori italiani. Davanti a una simile presa in giro, come risponde allora il Governo italiano? Come sempre: incassa e si ritira in buon ordine, senza neppure replicare con i dati che pure aveva a disposizione. Uno nuovo schiaffo al Made in Italy: eppure la clausola si applica proprio in presenza di dati che certifichino l’impatto negativo dell’import agevolato sul mercato interno.
Oggi il M5S ha chiesto conto all’esecutivo del suo operato (o meglio: del suo non-operato), con un’interpellanza urgente in aula alla Camera. Il Governo è stato costretto ad ammettere gli effetti devastanti dell’accordo Ue-Marocco che ha massacrato gli agrumi e i pomodori Made in Italy oltre a mettere a rischio la salute, visto che la qualità è nettamente inferiore. Ma tutto quello che sa fare, oggi, è annunciare azioni in favore del settore a partire dal 2018.
Nel 2018 ci sarà un governo a 5 Stelle, e finalmente ci penseremo noi. Perchè dai governi PD, ormai, le aziende agricole non si aspettano proprio più nulla.