Senza riforme vere italiani autonomi a 50 anni

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L’Italia non è un paese per giovani ed a dimostrarlo sono, oltre agli altissimi tassi sulla disoccupazione giovanile, i dati diffusi dalla Fondazione Visentini presentati alla Luiss che hanno certificato che nel 2030 un ventenne impiegherà 28 anni per diventare autonomo, nonché il dato che certifica che l’Italia è penultima in Europa per equità intergenerazionale, facendo meglio solo della Grecia.
Il problema di creare un futuro per i giovani non è stato affrontato in passato ne è stato affrontato da questo governo. Eppure il dato relativo alla fuga dei giovani dal nostro Paese (100 mila all’anno) è inquietante e molto allarmante.
Per non parlare del fallimento del programma garanzia giovani che è servito soltanto per produrre centinaia di migliaia di tirocini che poi non hanno comportato l’inserimento lavorativo.
La gran parte dei giovani che abbandona l’Italia, infatti, lo fa per cercare un futuro migliore visto che diventare autonomi dalla propria famiglia è davvero un’impresa a causa soprattutto della mancanza di politiche dirette ad incentivare la creazione di lavoro per i giovani e di politiche che consentano un vero e proprio ricambio generazionale, nonché della totale assenza di misure di sostegno al reddito nei periodi di fermo lavorativo.
Altro dato allarmante riguarda i neet, ovvero, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano e che costerebbero allo Stato ben 32 miliardi di euro, rispetto ai 23,8 miliardi del 2008.
Bisogna prevedere un piano di investimenti serio nei settori strategici, introdurre agevolazioni per incentivare l’occupazione giovanile, abolire la legge Fornero e facilitare l’anticipo pensionistico senza indebitare i futuri pensionati, nonché introdurre il reddito di cittadinanza per tutelare i giovani che invece verranno completamente esclusi dal ddl povertà recentemente approvato dal governo e dalla maggioranza.
I giovani hanno bisogno di risposte immediate. Risposte che purtroppo non avranno da questo esecutivo.