Terremoto: quando un ristorante fa “pubblico servizio”… ma non viene pagato.

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Era l’ottobre del 2016. Nella zona marchigiana più colpita dal terremoto non era rimasto in piedi quasi più nulla, quasi più nulla che funzionasse, e gli eroici soccorritori che lavoravano 24 ore su 24 non riuscivano neppure a trovare un posto per sfamarsi.
Ma la piccola trattoria “Il Vecchio Mulino” a Pieve Torina, nel bel mezzo della zona sismica, era rimasta indenne: i proprietari avevano deciso così di non chiudere neppure per un minuto, mettendo a disposizione le loro cucine e i loro tavoli per offrire un momento di ristoro ai lavoratori dello Stato (Vigili del Fuoco, Forestale, Polizia) impegnati in un compito così difficile.
Non è stato certo per avidità di denaro. La famiglia che gestisce il ristorante ha ottenuto ovviamente una “convenzione” con lo Stato, ma tutti i soldi necessari per mandare avanti le cucine, reperire le materie prime (missione quasi impossibile in zona terremotata), pagare i dipendenti durante quelle drammatiche settimane, sono stati reperiti in gran parte tramite donazioni volontarie.
Già questo la dice lunga sulla prontezza dello Stato.
Ma non è finita qui: perché lo Stato, dopo il pagamento della prima fattura, è del tutto scomparso all’orizzonte. Mentre “Il Vecchio Mulino” continuava, unico in tutta la zona, a fornire pasti ai dipendenti dello Stato, il loro datore di lavoro si era fatto “uccel di bosco” contando forse sul fatto che la generosità dei marchigiani avrebbe provveduto a spese proprie.
Il MoVimento 5 Stelle non ci sta. Crediamo che debba essere salvaguardata sia la piccola impresa che ha generosamente provveduto tra tante difficoltà ad un servizio “pubblico” così importante, che la dignità e la serietà dello Stato, il quale non può passare da inadempiente per colpa di qualche burocrate. Per questo ci siamo attivati con un’interrogazione parlamentare a firma Donatella Agostinelli: chiediamo che si avviino immediatamente iniziative per pagare il debito residuo, e accertamenti per verificare se ci siano, in zona, altre situazioni analoghe.
Non pretendiamo che la determinazione delle piccole aziende in zone terremotate, la disponibilità a mettersi al servizio della comunità e dello Stato, vengano premiati: ma almeno, che non vengano puniti con l’indifferenza.