Agricoltura, su grano rischio etichetta ingannevole

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Roma, 12 settembre – “L’etichetta per la pasta proposta dal Governo, che permette di indicare il Paese d’origine da cui derivi almeno il 50% del grano utilizzato rischia di essere ingannevole per i consumatori, spaccare la filiera tra industriali e produttori agricoli e tradursi in una bocciatura della richiesta dell’Italia da parte della Commissione Europea. Un esito fallimentare che, oltre a bruciare un’opportunità, potrebbe innescare nei confronti del nostro Paese l’apertura di una procedura EU-Pilot, anticamera delle sanzioni comunitarie, e il conseguente spreco di soldi pubblici”. Così i deputati del MoVimento 5 Stelle della Commissione Agricoltura commentano le dichiarazioni del Ministro delle Politiche Agricole, Martina, sull’etichetta per la pasta. “La formula, legata alla per percentuale di grano calcolata in base al Paese di provenienza, proposta nel decreto del ministro delle Politiche Agricole, Martina, di concerto con il ministro Calenda, è ingannevole perché nessuna verifica può garantire che il grano presente nel pacco di pasta acquistato sia italiano per il 50% invece che per il 49% – spiega Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura – Il limite minimo del 50% non fa altro che raggirare i consumatori. Per cui, ad esempio, in confronto alla formula ‘Italia ed altri Paesi Ue/non Ue’ (che dovrebbe appunto corrispondere al 50% di grano tricolore), sarebbe più affidabile persino una più generica dicitura ‘Miscele di grani Ue/non Ue’. In questo modo invece viene proposta una via di mezzo che promette un prodotto in gran parte di origine italiana ma che, nei fatti, rischia di non esserlo e di dare solo un contentino rispetto all’obiettivo ‘100% italiano'”. “Chiediamo al ministro delle Politiche Agricole, Martina, di aggiustare il tiro e tutelare così i consumatori e tutti gli attori della filiera”, concludono i parlamentari 5stelle.