Afghanistan, non è un ritiro ma la fine della guerra. Incomprensibili critiche alla Trenta

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“Le scomposte reazioni delle opposizioni alla storica notizia del disimpegno italiano e alleato dall’Afghanistan dopo 17 anni, costati al nostro Paese 54 caduti, 650 feriti e mutilati e 7 miliardi di euro, dimostrano che certe forze politiche sono prigioniere di tabù ideologici interventisti che impediscono loro di capire una cosa molto semplice, cioè che non ci ritiriamo con disonore perché abbiamo perso una guerra, ma che si torna a casa perché finalmente – ci auguriamo – la guerra finisce grazie a un accordo di pace che garantisce gli obiettivi di sicurezza dell’Occidente”. Lo dichiarano i senatori M5S della Commissione Difesa di Palazzo Madama”.
“Le critiche al ministro della Difesa Elisabetta Trenta – proseguono i senatori M5S – risultano incomprensibili perché sarebbe stato gravemente irresponsabile da parte sua, una volta informata della svolta politico-militare in corso, non attivare subito le procedure formali interne – per le quali, va detto, non c’è bisogno di informare la Farnesina – che sono necessarie per iniziare a preparare il piano di rientro delle nostre truppe dall’Afghanistan: quasi mille soldati, centinaia di mezzi e tonnellate di attrezzature che non si riportano a casa dalla sera alla mattina”. Lo dichiarano i parlamentari M5S delle Commissioni Difesa di Camera e Senato.