Open access, approvata alla Camera la legge che apre la scienza ai cittadini

Libero accesso alla ricerca scientifica, modifica del diritto d’autore e potenziamento della divulgazione scientifica in Rai: sono questi i contenuti principali della proposta di legge del MoVimento 5 Stelle ‘Open Access’, approvata ieri nell’Aula di Montecitorio e che ora passerà al Senato. L’effetto della legge, nel momento in cui entrerà in vigore, sarà quello di imprimere un forte impulso alla libera circolazione del sapere in Italia, un principio da sempre nel dna del MoVimento, aprendo i contenuti della scienza non solo a ricercatori e università, ma a tutti i cittadini.
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“Oggi si assiste alla digitalizzazione degli archivi dei beni culturali da parte di Google, a grandi multinazionali che diventano proprietarie della conoscenza. Questo condiziona la libertà delle nazioni e rischia di metterle in ginocchio. La novità è che il Parlamento italiano sta reagendo: con la nostra legge sull’Open Access gli stessi cittadini, che sono in un certo senso proprietari delle ricerche scientifiche che contribuiscono a finanziare, avranno accesso diretto alle fonti della conoscenza”. Così Luigi Gallo, presidente del MoVimento 5 Stelle della commissione Cultura e primo firmatario della proposta di legge.
“Oltre a rappresentare un grande aiuto per le scuole, le università e il mondo della ricerca, Open Access va a vantaggio di tutti i cittadini, anche perché prevede un potenziamento della divulgazione scientifica sui canali Rai e l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia per una migliore e più accattivante comunicazione. È la scienza che si apre al grande pubblico, promuovendo il progresso scientifico e sociale”. Lo dichiara Paolo Lattanzio, deputato del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura e relatore di Open Access.
“Con questa legge l’Italia si metterà al passo con gli altri Paesi europei”, afferma Isabella Adinolfi, eurodeputata del MoVimento 5 Stelle: “erano anni, infatti, che la Commissione europea raccomandava l’introduzione di norme per garantire la circolazione e l’accesso a informazioni, conoscenze e contenuti. Anche perché, come ha più volte ribadito la stessa Commissione, in questo modo si migliora la qualità della ricerca, si contribuisce alla lotta contro le frodi scientifiche, si agevola la prosperità economica e l’innovazione. Per una volta possiamo dire che ce lo chiedeva l’Europa ed aveva ragione”.