Disastro Pfas: La Provincia di Vicenza ha nascosto l’inquinamento per 13 anni

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“Dal lontano 2006, la Provincia di Vicenza e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, l’Arpav Veneto, sapevano e tacevano. Sono queste le sconcertanti conclusioni delle indagini del NOE sul più grave inquinamento delle acque della storia italiana quello da Pfas. È chiaro che c’è stata la volontà di non far emergere la situazione e questo è gravissimo”, spiega Alberto Zolezzi, deputato del MoVimento 5 Stelle in commissione Ambiente.
“Parliamo di un disastro dalle dimensioni enormi con numeri che lasciano senza parole: tre province coinvolte, 350 mila persone interessate, 90mila da controllare sul piano clinico, oltre a tredici indagati per inquinamento delle acque e disastro innominato (vecchia e più recente dirigenza di Miteni)”, prosegue Zolezzi.
“Oggi la Commissione ecomafie in ufficio di presidenza ha deliberato di proseguire l’indagine sui PFAS. Siamo compatti con l’obiettivo di fare chiarezza prima possibile su tutta la vicenda, risalendo a tutte le eventuali responsabilità anche regionali. Riteniamo doveroso proseguire con la bonifica dell’intero sito ed esigiamo che siano ricercate altre eventuali fonti di contaminazione. In questo momento, inoltre, ci tornano in mente anche i tanti atti portati avanti dai portavoce del MoVimento 5 Stelle per far luce sull’inquietante vicenda, dalle interrogazioni del Senatore Cappelletti nel 2013, alle domande durante le audizioni in Commissione ecomafie in Veneto e a Roma nel 2014.
Non ci siamo mai fermati e avevamo ragione. Ricordo che fu durante una di queste audizioni nel 2016, che il Procuratore di Vicenza rivelò l’archiviazione del primo fascicolo d’indagine nel luglio 2014. Due nuovi fascicoli d’indagine furono aperti contro ignoti nel 2015 e nel 2016, proprio in seguito all’esposto di alcuni parlamentari e portavoce del MoVimento 5 Stelle. Ora la situazione è molto più chiara e alcune responsabilità sembrano più evidenti, non solo per quanto riguarda i dirigenti Miteni ma anche la provincia di Vicenza e ARPAV. Ma questo non basta”, prosegue Alberto Zolezzi.
“Il problema della presenza nel Veneto di Pfas e derivati non si è risolto con la chiusura della Miteni, anche se ne ha ridotto in parte la produzione (ARPAV aveva quantificato il 97% dei PFAS prodotti dalla Miteni). Di recente il direttore dell’Area tutela e sviluppo della Regione, Nicola Dell’Acqua, ha scritto al curatore fallimentare per avvisare che nelle ultime analisi effettuate, veniva riscontrato un peggioramento della contaminazione delle acque di falda, invitando a intervenire subito. Ma nonostante ciò la barriera idraulica che dovrebbe impedire la fuoriuscita delle acque contaminate non è stata potenziata. Gli esiti dell’esposizione ai PFAS, ulteriormente chiariti dagli studi del Prof. Foresta da poco ammesso nel Consiglio Superiore di Sanità, sono allarmanti. È stato dimostrato che il meccanismo genico legato ai PFAS determina lo sviluppo di endometriosi, l’aumento dell’infertilità e le gestosi gravidiche. Occorre subito intervenire per bloccare i troppi reati ambientali in Veneto per tutelare l’ambiente e la salute umana. L’acqua è vita, l’acqua è futuro e parleremo di questa lotta anche domani 22 marzo nel corso del convegno alla camera per la Giornata mondiale dell’acqua”, conclude Zolezzi.