Università: Più tutele per i nostri medici. No a confusionari percorsi alternativi di formazione

“Riteniamo che la proposta di legge depositata dalla senatrice leghista Cantù per istituire in via sperimentale per 10 anni un canale di formazione specialistica alternativo al classico percorso di specializzazione per i medici in strutture non universitarie, non rappresenti in alcun modo la soluzione migliore per fronteggiare l’attuale carenza di medici del nostro Paese.

È assurdo pensare ad un doppio canale formativo che non sarebbe in grado di garantire omogeneità e flessibilità alla categoria, lasciando allo sbaraglio i nostri giovani medici italiani”, spiega Manuel Tuzi, medico specializzando e deputato del MoVimento 5 Stelle, relatore della proposta di legge a prima firma D’Uva sulla revisione delle modalità di accesso ai corsi universitari.

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“Il buon senso ci dice che la formazione deve prevedere un canale omogeneo, un contratto adeguato che consenta a tutti i medici in formazione di avere pari opportunità di formazione lavoro. Come ha già precisato il ministro della Salute, Giulia Grillo, è utile piuttosto ragionare e intervenire per migliorare un unico canale formativo, garante di omogeneità e dinamicità per tutti i nostri giovani professionisti. È necessario costituire reti formative più ampie e con un maggior coinvolgimento delle strutture SSN. Il medico in formazione è un professionista e va trattato come tale. Per questo, una volta acquisite le competenze necessarie, deve poter contribuire in un contesto regolato e trasparente, all’erogazione delle prestazioni nel nostro servizio sanitario”, prosegue Tuzi.

“Purtroppo solo in Italia assistiamo a paradossali situazioni, in cui i giovani medici italiani vengono troppo spesso considerati meno che degli studenti: giovani intrappolati dal cosiddetto imbuto formativo, che non vengono valorizzati e retribuiti come i loro colleghi stranieri. Per ridurre questa disparità di trattamento rispetto agli altri Paesi e sopperire alla ereditata carenza di medici specialisti, è necessario che lo Stato e le Regioni ripensino ad un nuovo contratto per i medici specializzandi e non a nuovi canali di formazione alternativi.

Inoltre, non riteniamo giusta la proposta di assumere dei medici stranieri per sopperire alla carenza di personale negli ospedali italiani. Il problema non può e non deve essere risolto in questo modo”, conclude Manuel Tuzi.