Borsellino: Lo ricordiamo con impegno desecretazione. Sempre al fianco di chi lotta contro le mafie!

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Oggi ricordare Paolo Borsellino e gli agenti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina per noi significa aver mantenuto fede all’impegno di desecretare i documenti acquisiti dalla Commissione parlamentare Antimafia dal 1963 al 2001. Abbiamo presentato questo lavoro proprio qualche giorno fa e siamo sicuri che ci aiuterà a fare un passo avanti verso verità e giustizia.
Il nostro obiettivo è fare sentire la presenza delle Istituzioni sul territorio, stare a contatto con i cittadini e non abbandonare mai le donne e gli uomini che si battono ogni giorno per liberare il Paese dalla morsa della criminalità organizzata.
Proprio in questi giorni risuonano forti e attuali le sue parole: le abbiamo ascoltate attraverso un audio inedito, desecretato insieme ad altri documenti dalla Commissione Antimafia, in cui Borsellino parlava delle cosche mafiose in Sicilia e del problema della carenza di scorte.
Il nostro compito, a distanza di 27 anni in cui i fenomeni mafiosi si sono evoluti, abbracciando nuovi e pericolosi linguaggi, è quello di continuare la battaglia contro tutte le mafie, facendo squadra e usando ogni strumento possibile. Fondamentale, tra questi, è la scuola, che deve essere il primo presidio di educazione alla legalità e all’antimafia: non a caso abbiamo voluto e ottenuto che nella legge sull’educazione civica che abbiamo già approvato alla Camera venisse previsto proprio l’insegnamento di questa materia. Parlare di antimafia con i nostri giovani vuol dire renderli più consapevoli e protagonisti delle loro scelte
Se oggi i giovani hanno scelto di opporsi apertamente alla grettezza della mafia, il merito è di chi ha donato la propria vita in nome di un ideale di giustizia e per amore della propria terra. Con il maxiprocesso e le inchieste condotte insieme al collega Giovani Falcone, Borsellino ha scoperchiato un vaso di pandora contenente violenza, prevaricazione, corruzione e, purtroppo, collusione con gli apparati dello Stato. Quello stesso Stato che non decise di schierarsi totalmente dalla parte dei magistrati, forse per timore che uomini influenti potessero essere travolti dalle indagini e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia