Cultura: Ok a nostra mozione su Dantedì. Conoscenza sarà base per economia del futuro

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“Spesso sentiamo dire che Dante è simbolo dell’Italia, molto prima dell’unità politica del Paese. In effetti in Italia è nata prima la cultura, la letteratura, la lingua, e soltanto dopo lo Stato: questa probabilmente è la ragione che fa emergere spesso la debolezza del senso civico e, al contrario, la forza della cultura. È per questo motivo che da Dante possiamo ancora apprendere una visione di umanità più giusta e positiva, una precisa idea di dignità prioritariamente culturale che è europea, oltre che italiana”. Così Michele Nitti, deputato del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura, intervenuto oggi nell’Aula di Montecitorio che ha approvato la mozione per istituire una giornata dedicata a Dante, di cui Nitti è primo firmatario.
“L’identità nazionale italiana che rappresenta Dante, infatti, non si può ridurre sovranisticamente a confini geografici ben definiti, quanto piuttosto a una serie specifica di riferimenti su base linguistica, politica e culturale, ad un modello intellettuale, ad un’idea di civiltà che diventa universale”.
“Se l’Enciclopedia Treccani ha calcolato che il 90 per cento del lessico fondamentale dell’italiano in uso oggi è già presente nella Divina Commedia”, ha proseguito Nitti, “la recente pubblicazione dei dati sui test Invalsi di quest’anno ha evidenziato importanti criticità in merito alla comprensione, da parte dei nostri studenti, dei testi: questo deve essere oggetto di non più prorogabili riflessioni”.
“Presentando questa mozione, che oggi ha avuto il via libera della Camera senza voti contrari”, ha sottolineato ancora il deputato del MoVimento 5 Stelle, “il mio obiettivo non era quello di contribuire a monumentalizzare Dante, ma di sostenere un ulteriore momento di conoscenza e diffusione del suo pensiero, anche all’interno di quest’Aula. Volevo che nelle istituzioni in cui si discute della vita economica, finanziaria, sociale del nostro Paese, ci fosse un nuovo momento per discutere di cultura non come orpello o evento collaterale, ma come anima e motore di sviluppo sociale ed economico del nostro Paese, e che quindi necessita di essere sostenuta economicamente. L’economia del futuro sarà proprio quella della conoscenza”, conclude Nitti.