10 MOTIVI per introdurre
il salario minimo

Le ragioni di una legge per cui è giunto il tempo

Perché dobbiamo farlo subito

Tuteliamo i lavoratori
e combattiamo lo sfruttamento

Il salario minimo orario è una realtà consolidata in gran parte dei Paesi Europei e nel resto del mondo. In Italia non c’è ancora una legge che stabilisca una paga minima oraria per tutti i lavoratori, che consenta di combattere lo sfruttamento
e quindi di tutelare le fasce più deboli della società. Non possiamo più restare a guardare.

L'Italia è fanalino di coda in Ue per produttività del lavoro e questo è dovuto anche ai salari bassi. Come dimostrato dalla migliore dottrina economica, dare ai lavoratori salari più alti vuol dire mettere in moto un circolo virtuoso dal quale trarranno benefici tutti gli attori coinvolti (lavoratori stessi, imprese etc.). Ne consegue che se il lavoro torna ad essere valorizzato, le imprese sono incentivate ad investire in tecnologia, ricerca e sviluppo per aumentare la produttività.
Il salario minimo ha effetti positivi sull'economia perché significa più certezza nel futuro, quindi più potere d'acquisto per i lavoratori, più consumi e più profitti per le imprese, oltre ad una generalizzata riduzione delle disuguaglianze.
Nel 2018, 4 famiglie italiane su dieci non sono riuscite a sostenere gli acquisti di tutti i giorni. In particolare, il 55% ha avuto difficoltà a sostenere le cure dentistiche e il 49% ha fatto fatica a pagare l'Università ai propri figli. Dati che rendono indispensabile alzare i salari per tutti quelli che hanno perso il diritto ad una vita dignitosa.
Secondo il Censis, con stipendi da fame ben 5,7 milioni di giovani rischiano di avere nel 2050 pensioni sotto la soglia di povertà. Bisogna intervenire subito per bloccare questo trend negativo e la strada maestra è quella di alzare il salario minimo di quei tanti lavoratori sottopagati.
Oggi in 22 Paesi Ue su 28 il salario minimo orario è già realtà (nel 2015 pure la Germania ha colmato il gap). Oltre all'Italia mancano all'appello Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria, che però hanno sistemi di contrattazione collettiva forti che garantiscono salari minimi ben al di sopra della soglia di povertà e Cipro, dove però si applica per alcuni lavori. Il nostro Paese non può e non deve più fare eccezione.
In Italia il 22% dei lavoratori dipendenti prende oggi un salario orario inferiore a 9 euro lordi, con un picco del 31% al Sud. Di più: il 15% non arriva a 8,5 euro lordi all'ora e il 9% è sotto a 8 euro lordi. Donne e giovani pagano il prezzo più alto di questo dumping salariale: istituendo un salario minimo orario uguale per tutti metteremo fine a queste disparità facendo dell'Italia un Paese più giusto ed equo.
Oggi in Italia esistono quasi 900 Contratti collettivi nazionali (Ccnl) ma ci sono province dove il reddito medio mensile di un lavoratore dipendente è di 520 euro. Questo anche per colpa dei cosiddetti "contratti pirata" sottoscritti da sindacati scarsamente rappresentativi. Fissare un salario minimo orario vuol dire eliminare l'effetto dumping causato da questi tipi di contratti dando dignità al cittadino-lavoratore.
Basta lavoratori pagati 3 o 4 euro all'ora. Con il salario minimo orario contrastiamo il fenomeno dei working poors, cioè quei lavoratori che, nonostante abbiano un impiego, sono costretti a vivere in condizioni di povertà. Oggi in Italia quasi il 12% dei lavoratori dipendenti riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali contro una media Ue del 9,6%: una situazione inaccettabile che va immediatamente fermata.
Fissare un salario minimo orario significa impedire alle imprese di farsi concorrenza tagliando il costo del lavoro, incentivandole a competere investendo in tecnologie e migliorando i processi produttivi.
Il salario minimo orario integra, completandolo, il percorso cominciato con il Reddito di Cittadinanza. Infatti, da una parte con il Reddito di Cittadinanza diamo un aiuto concreto a quei cittadini che vivono sotto la soglia di povertà per colpa delle politiche perpetrate dai vecchi governi e con il salario minimo contrastiamo il fenomeno dei working poors. Reddito di Cittadinanza e salari più alti comportano una emancipazione dallo stato di bisogno, liberando i cittadini-lavoratori dal ricatto del lavoro nero e sottopagato.