gli effetti
del salario minimo

Un patto tra Stato, impresa e lavoratori che esiste e funziona in numerosi Paesi del mondo

Perché dobbiamo farlo subito

Tuteliamo i lavoratori e combattiamo lo sfruttamento

Il salario minimo è ormai una realtà consolidata in Europa e nel resto del mondo. Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti, Giappone, ma anche la maggior parte dei Paesi europei, 22 su 28, hanno introdotto questa misura. Lo scopo è migliorare la qualità della vita dei lavoratori costretti a vivere in condizioni di povertà, aumentare il loro potere d’acquisto e dunque risollevare l’economia nazionale facendo leva su domanda e offerta di beni di consumo. Negli ultimi anni anche Stati messi in ginocchio dalla crisi finanziaria, come Spagna e Grecia, hanno deciso di aumentare i salari minimi, seguendo l’esempio degli altri. L’effetto ottenuto è stato una sensibile riduzione degli abusi in termini retributivi e dunque dello sfruttamento delle fasce più deboli della società. Mancano all’appello ancora Italia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Cipro e Austria.

Tutti abbiamo diritto ad una paga dignitosa, non possiamo più aspettare.

Salario minimo mensile in Europa

Sposta il cursore sulla mappa e scopri a quanto ammonta il salario minimo nei 22 Paesi Ue che l'hanno
già adottato.

Fonte: Eurofound

Flag of Slovakia

L’esperienza nazionale di numerosi Stati prova che l’introduzione del salario minimo determina effetti positivi facilmente enumerabili sia nel lungo che nel breve periodo: più certezza nel futuro, più potere d'acquisto per i lavoratori, riduzione delle disuguaglianze, più consumi e più profitti per le imprese. I primi esempi di salario minimo risalgono alla fine del 1800: Nuova Zelanda e Australia sono state tra le prime nazioni a usare la legge per regolare i minimi salariali, seguite subito dopo da Regno Unito e Stati Uniti. Questi ultimi due, per dare una spinta al potere d’acquisto dei cittadini, hanno introdotto forme di tutele retributive diversificate a partire dai primi del Novecento. In Europa, è stata la Francia a fare da apripista, con un percorso iniziato nel 1950 e ancora in fase di evoluzione, per adeguare la misura al contesto attuale. Nella maggior parte dei casi, la soglia di salario minimo è stata successivamente rivista in base agli effetti riscontrati sull’economia e alle condizioni correnti. Negli ultimi anni anche Stati messi in ginocchio dalla crisi finanziaria, come Spagna e Grecia, hanno deciso di aumentare i salari minimi, seguendo l’esempio degli altri. L’effetto ottenuto è stato una sensibile riduzione degli abusi in termini retributivi e dunque dello sfruttamento delle fasce più deboli della società. Mancano all’appello ancora Italia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Cipro e Austria. Tutti abbiamo diritto a un’esistenza dignitosa, non possiamo più aspettare.