IL 25 APRILE DELLA COSTITUZIONE
Ci siamo chiesti, dopo tutto quello che è accaduto in questi giorni quale sarebbe stato il modo migliore per festeggiare il 25 aprile 2013. Un 25 aprile, festa della Liberazione, che avremmo voluto festeggiare con l’elezione a presidente della Repubblica di Stefano Rodotà. Un uomo, il professor Rodotà, che sarebbe stato il Presidente di tutti. Un presidente della Costituzione. Costituzione nata dalla lotta contro la dittatura nazifascista, perché come ricordò il costituente Piero Calamandrei “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.
Un 25 aprile contro ogni totalitarismo, contro ogni violenza, contro ogni strategia della tensione, contro ogni sopruso. Un 25 aprile per avere sempre più democrazia e libertà civili in questo Paese. Nel 2008 lo celebrammo in piazza raccogliendo firme per tre referendum sulla libera informazione, quest’anno i portavoce al Senato del M5S saranno nelle loro città e parteciperanno da semplici cittadini alle commemorazioni. Senza presenze “in prima fila” sui palchi o in posti privilegiati. Perchè il 25 aprile fu e deve essere festa di popolo. L’idea è quella di dedicare ogni anno il 25 aprile ad alcuni articoli della nostra Costituzione. Per farla conoscere meglio a tutti. Quest’anno inizieremo da due articoli che parlano di lavoro e imprese.
Articolo 4
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Articolo 41
“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con la utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
Scriveva Piero Calamandrei: “La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico. La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare”. Facendo nostre le parole di Calamandrei seguendo il principio degli articoli 4 e 41, chiediamo con forza che, per via legislativa parlamentare e non tramite decreti legge governativi (siamo una repubblica parlamentare!) si avvii in Parlamento un percorso per portare ad una legge sul Reddito di Cittadinanza e a misure a favore delle nostre piccole e medie imprese che sono il cuore della società e della tenuta democratica.
Vito Crimi