Soldi ai partiti,
il grande gioco dell’oca
L’ultima scusa è stata l’assenza del membro del Governo per impegni istituzionali: giovedì mattina si è registrato l’ennesimo rinvio dell’esame del disegno di legge sulla (finta) abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti in commissione Affari costituzionali. Sui soldi, infatti, non possono che venire al pettine tutti i nodi inestricabili di una maggioranza “forzata”. Una sorta di gioco dell’oca in cui continuamente si finisce nella casella “torna dal via”.
Pd e Pdl notoriamente non sono d’accordo su nulla, ancor meno sulla questione del finanziamento pubblico ai partiti. I lavori in commissione sono andati avanti a forza di rinvii e sospensioni, al punto che quando c’è stato da tirare le somme su uno dei punti nodali del ddl, sul tavolo della commissione è rimasta la sola Maria Stella Gelmini a difendere la maglia del Pdl che ha disertato i lavori.
Materia del contendere, nello specifico, la struttura che un partito deve necessariamente avere per accedere al finanziamento pubblico. Una norma cucita addosso al Pd come un vestito di alta sartoria. Peccato che al Pdl viene stretto. Una sintesi difficile da riuscire a comporre. Per cui, pur di non fare andare sotto il Governo, il Pdl si è sfilato e la resa dei conti è stata rimandata all’aula. Tutta da vedere… se mai ci arriverà. E dire che a giugno scorso era stata votata l’urgenza per il ddl sul finanziamento pubblico e, dopo essere approdato in aula, è tornato in commissione. Come nel gioco dell’oca.