Nucleare, i cittadini non erano all’altezza di decidere
Il referendum sul nucleare? Demagogia. Non si può lasciare ai cittadini la decisione su tali questioni tecnico-economiche. Tanta stima verso le potezialità della democrazia appartiene a Giuseppe Zollino, accademico leccese, montiano e nuovo presidente di Sogin. Sì proprio di Sogin, la società che si occupa della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali. Una società che ha fissato nel 2020 la deadline dello smantellamento di centrali e rifiuti, ma che nel 2007 aveva completato per poco più di un decimo quanto previsto. Fino a pochi mesi fa la situazione era cambiata davvero poco. La Sogin nel marzo 2012 ha indicato percentuali di smaltimento davvero imbarazzanti: il 16% per la centrale di Caorso, il 14% per quella di Trino vercellese, l’11% per quella del Garigliano e il 6% per quella di Borgo Sabotino. E lo smaltimento completo nel 2020 diventa così una chimera. Tabella di marcia sotto mano è quanto meno improbabile.
A guidare la società controllata dal ministero del Tesoro arriva ora Zollino. Professore pugliese che lavora a Padova, cui non è riuscito il salto a Montecitorio. Era infatti in lista con Scelta Civica alle ultime elezioni politiche nella sua Puglia. A pochi giorni dal voto però Zollino di salto ne ha fatto un altro, attaccando il referendum sul nucleare. “Al tempo del referendum ho difeso la tesi che il futuro energetico di un paese debba essere scelto con razionali valutazioni tecnico-economiche, e non appunto, per referendum“, dichiarava in un’intervista al Fatto. Il nuovo numero uno di Sogin è, fra le altre cose, socio di Italiadecide, thinktank di Letta (zio), Tremonti, Amato e Violante. Ma non solo. Zollino fa parte del comitato scientifico dell’Associazione italiana nucleare. Insomma ha tutte le carte in regola. Per tornare al nucleare, ovviamente.