Sardegna: l’allarme via FAX, di domenica! Ed è anche vietato per legge.

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Il disastro che ha colpito la Sardegna è immane ed è dovuto in gran parte ad un clima che sta cambiando e che sottopone l’Italia, ormai da anni, ad eventi meteorologici estremi, proprio come accade da sempre in altre parti del mondo. Certamente una parte importante dei danni prodotti dai fenomeni naturali è responsabilità della mano umana, che da un lato non ha rispettato l’ambiente nella pianificazione dell’urbanizzazione del territorio e si è ben guardato da effettuare prevenzione e messa in sicurezza; in più, per quanto riguarda lo Stato e le amministrazioni locali, non si è dotato di procedure adeguate per fronteggiare questi eventi e limitare nei limiti del possibile i danni alle persone.
In questo senso colpisce un aspetto, che magari è secondario, ma è indicativo di una mentalità e soprattutto di un modo di procedere che è alla base di tante inefficienze che danneggiano il nostro paese. Prendiamo per esempio l’allarme dalla Regione ai Comuni: sapete che è stato dato via fax?
Il problema non è solo il fatto dell’orario e della data dell’invio, in questo caso di domenica a municipi chiusi. Il problema è la beffa: la Commissione Affari Costituzionali del M5S ha scoperto che nell’articolo 14 del decreto del Fare, si vietano le comunicazioni via fax tra le pubbliche amministrazioni, delle quali Regioni e comuni sono parte. Fermo restando che se l’allerta fosse stata inviata via mail i destinatari potevano essere raggiunti anche di domenica e ad essi potevano essere fornite informazioni più dettagliate di quanto non sia stato possibile fare con gli sms, poi inviati nella serata di domenica.
La questione è che in Italia si continua il varo di norme che poi nessuno applica nel settore della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, nelle competenze relative ai piani di emergenza con strutture che ci dovrebbero essere e invece non ci sono.
Il disastro sardo è solo l’ultimo affrontato in questo modo. In Parlamento, nelle rispettive sedi competenti, debbono essere avviate subito indagini e inchieste conoscitive che consentano di appurare l’efficacia degli strumenti a disposizione della Protezione Civile per le previsioni meteo, di fare il punto sulle procedure e sulla pianificazione ai vari livelli per fronteggiare le emergenze ed infine di avere un quadro chiaro del dissesto idrogeologico in Italia.
Solo in questo modo avremo dati finalmente ufficiali e compiuti che dovranno essere il perno, le fondamenta, la base di nuovi e finalmente efficienti provvedimenti legislativi.