Evasione fiscale e fondi neri nello sport: interrogazione M5S

La notizia risale a poco meno di un mese fa, ma – chissà perché – è rimasta relegata soprattutto nelle pagine delle cronache locali. Eppure il caso è di quelli scottanti: l’ex Capo dei Vigili Urbani di Roma arrestato per corruzione, insieme ad altre tre persone. L’accusa: aver intascato una mazzetta da 30mila euro sotto forma di sponsorizzazione per il centro sportivo dei vigili, a lui riconducibile. Quello che gli investigatori hanno scoperto è un vero e proprio “sistema”, che ha fatto emergere un fiume di denaro nel bilancio del gruppo sportivo della polizia municipale, che altro non era se non una gigantesca mazzetta.
Allargando lo sguardo, la vicenda ha dimostrato – semmai ce ne fosse stato ancora bisogno – l’opacità che spesso contraddistingue purtroppo quello che dovrebbe essere un ambito legato esclusivamente alla lealtà e la correttezza, quello dello sport, spesso a livello dilettantistico o di semplici associazioni sportive. Come se non bastassero le note vicende legate ai passaporti falsi, ai bilanci truccati, alle plusvalenze gonfiate e alle scommesse illegali, un’altra “magagna” legata allo sport in Italia riguarda l’evasione fiscale e le false sponsorizzazioni.
Il MoVimento 5 Stelle ha presentato – grazie all’interesse su tali vicende della cittadina portavoce al Senato Serenella Fucksia – una interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro per gli affari regionali, le autonomie e lo sport, ponendo l’attenzione sull’allarmante fenomeno delle associazioni sportive dilettantistiche che, operando in concreto attività lucrative, si caratterizzano come finte onlus, che, in nome del bene comune, sfruttano lo spirito di solidarietà che contraddistingue il popolo italiano e godono, non avendone diritto, delle agevolazioni tributarie previste per legge.
Il sistema è ben collaudato e si sviluppa in questo modo: lo sponsor X versa la cifra 100 alla società sportiva Y ricevendo regolare fattura, approfittando così degli sgravi fiscali, poi però se ne fa restituire una parte importante, diciamo 50, dalla società Y. L’imprenditore può infatti devolvere soldi alle società sportive in due modi. Il primo avviene sotto forma di pubblicizzazione, il secondo sotto forma di sponsorizzazione. Nel primo caso la società deve versare all’erario il 50% dell’IVA sul totale del versamento dell’imprenditore. Nel secondo caso deve versare il 90% dell’iva. La società terrà quindi per sé, a titolo di bonus, quella parte di IVA non pagata all’erario, rispettivamente il 50% e il 10%. L’illecito sta nel fatto che l’imprenditore eroga soldi a titolo di pubblicizzazione solo sulla base di un tacito accordo che “obbliga” la società sportiva a restituire una parte del versamento in nero. L’imprenditore approfitta, cioè, delle fragili situazioni economiche delle società sportive per ricattarle (le quali comunque stanno al gioco). Eroga una somma di 100 solo se la società “promette” di restituirne 50 in nero. Questi soldi sono restituiti sotto forma di transazioni tra privati così da non dover essere giustificate nei conti della società.
E – come abbiamo visto – può capitare che questo meccanismo venga utilizzato per mazzette e fondi neri.
La presenza di associazioni sportive dilettantistiche rappresenta un grande contributo alla coesione sociale, ma servono controlli più rigidi e capillari. Il M5S si batterà in ogni modo per preservare il mondo dello sport dagli affari sporchi e dalla corruzione.