Italiano, giovane, laureato, precario, emigrato… e deputato.
Quanto piacciono alla stampa e alla TV i giovani italiani. Quanto è bello raccontare, durante lacrimevoli trasmissioni televisive o in drammatiche inchieste giornalistiche, la tragica sorte della meglio gioventù: laureati ma precari, preparati ma costretti ad emigrare. E giù a tessere le lodi di questi poveri ragazzi italiani, modello di serietà ma oppressi da una crisi che non perdona. Vergogna, obbligati ad andare all’estero! I nostri valorosi e competentissimi giovani!
E’ così. I giovani bravi e laureati piacciono tanto all’estabilishment quando emigrano e si tolgono dalle scatole, ma piacciono decisamente meno quando invece entrano in Parlamento e le scatole cominciano a romperle sul serio. In questo caso, diventano subito stupidi, incompetenti, incapaci; si finisce di incensarli e si comincia a insultarli. Eppure sono proprio gli stessi giovani, uguali uguali.
Guardate la storia del nostro capogruppo Giuseppe Brescia, in questi giorni messo in croce dalla stampa perché nella sua dichiarazione dei redditi l’anno scorso ha dichiarato “zero”. Non ci credono, si stupiscono! Dovrebbero invece sapere che per laureati, precari, emigrati (Giuseppe è finito anche in Australia per cercare lavoro) dichiarare zero è purtroppo la norma in questo Paese.
Loro non lo sanno. Noi sì: e non lo dimentichiamo mai.