Banca Marche, commisariamento e buco da un miliardo. Fucksia: “Prioritario verificare le responsabilità e tutelare i piccoli azionisti”
Un patrimonio della comunità regionale marchigiana. Spesso a sostegno di quei settori produttivi che caratterizzano il territorio in cui l’istituto è presente, quali le piccole e medie imprese, l’imprenditoria giovanile, l’artigianato, il commercio, il turismo, l’agricoltura. Questo è stato in passato Banca Marche.
Oggi però l’istituto di credito è seriamente nei guai. Precipitata fra il 2007 e il 2012 nel baratro di un miliardo di perdite, fino al commissariamento di Bankitalia scattato nell’ottobre scorso. Sullo sfondo, una serie di presunti reati societari e contro il patrimonio, ai danni di Banca Marche, da parte di ex dirigenti e manager della banca su cui indaga la Procura di Ancona. Il ventaglio di reati prospettato va dal falso in bilancio, al falso in prospetto, all’ostacolo alla vigilanza, alle false comunicazioni sociali e alle appropriazioni indebite e, per alcuni tra ex vertici e manager dell’istituto di credito marchigiano, anche all’associazione per delinquere.
“Ho deciso di presentare un’ interrogazione al Ministro dell’economia e delle finanze – afferma la cittadina portavoce al Senato Serenella Fucksia – per far luce su una vicenda che mette in allarme i correntisti e le migliaia di piccoli azionisti della Banca marchigiana”.
Nell’interrogazione si chiede al Ministro Padoan non solo di dar conto dell’ effettiva redditività del patrimonio della Banca e della tutela degli interessi contemplati nello statuto, ma anche di individuare comportamenti lesivi della sana e prudente gestione da parte delle Fondazioni che detengono partecipazioni della Banca Marche. Altro punto su cui si chiede un chiarimento riguarda il ruolo della Banca d’Italia, per sapere se l’attività di vigilanza è stata adeguata rispetto alle circostanze emerse negli ultimi mesi.
“Fa male pensare che un solido punto dell’economia regionale – prosegue Fucksia – sia oggi in queste condizioni. Con questa interrogazione spero si faccia chiarezza una volta per tutte rispetto alle tante notizie che preoccupano non poco i piccoli azionisti di Banca Marche. E’ necessario che emergano le responsabilità e che per il futuro, le istituzioni, Ministero dell’economia a Banca d’Italia in testa, vigilino sulla trasparenza di eventuali ricapitalizzazioni e sulla tutela dei piccoli azionisti”.
Le Fondazioni, in qualità di azioniste della Banca, ricevevano da questa i dividendi. Unitamente ai proventi derivanti dagli investimenti del loro patrimonio, avevano come mandato quello di intervenire sul territorio per la realizzazione di opere d’interesse della collettività. Per fare un esempio, le ambulanze del 118 che i cittadini maceratesi spesso vedono in giro per la città con scritto “Dono della fondazione della cassa di Risparmio della Provincia di Macerata”, altro non sono che donazioni derivanti dai proventi dei dividendi azionari e degli altri proventi del patrimonio della Fondazione stessa. Questo rende ancor più inaccettabile la disastrata situazione del bilancio di Banca Marche.
“Non si può non chiedere – aggiunge Fucksia – le dimissioni di tutti gli organi delle Fondazioni con una revisione completa dell’intera materia, compresi gli statuti delle Fondazioni stesse. Se queste persone non sapevano (e voglio pensare che non sapessero), hanno comunque dato prova di non essere all’altezza della situazione. Presidente, Comitato di gestione, membri del collegio sindacale, amministratori, redattori dei bilanci, dirigenti a vario livello: da nessuno è mai trapelato nulla”.
Eppure, alcune operazioni nel settore immobiliare poste in essere in tempi in cui era largamente nota la crisi del settore, avrebbero dovuto far sorgere dei dubbi. “Al di là di quanto emergerà dall’attività dell’autorità giudiziaria – conclude la portavoce Fucksia – anche fossero soltanto incompetenti proprio per questo ne andrebbero chieste le dimissioni”.
Anche se, è il caso di dirlo, di fronte a un disastro simile, avrebbero dovuto essi stessi rassegnare le dimissioni.