Fracking: il governo conosce il rischio sismico, oppure obbedisce all’ENI?
Desta perplessità che l’Eni, società di fatto controllata dallo Stato, abbia preso pubblicamente posizione a favore dello shale gas, tecnica che suscita molti dubbi nella comunità scientifica ed economica e che non è contemplata nella Sen, la Strategia energetica nazionale.
Per questo il M5S, in Commissione Attività Produttive, ha presentato un’interrogazione in merito ai ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente.
Il ‘fracking‘ (la frantumazione delle rocce profonde tramite immissione di acqua ad alta pressione mista a sostanze chimiche, da cui si ottiene il gas) comporta rischi ambientali e socio-sanitari ormai noti. Uno studio della Commissione Ue fa riferimento al pericolo contaminazione delle acque superficiali e sotterranee, oltre alle alte probabilità di inquinamento acustico e dell’aria. Senza dimenticare un eccessivo consumo del suolo e disturbo alla biodiversità.
E c’è anche il delicato capitolo sismicità. Circa due mesi fa l’autorevole rivista americana ‘Science’ ha scritto in riferimento ai due terremoti del maggio 2012 in Emilia Romagna e ha adombrato una causa legata all’attività umana, rifacendosi alle conclusioni di una Commissione internazionale di studio formata ad hoc.
Mentre altri media hanno sottolineato che presso Ribolla, nel grossetano, si sarebbe verificata la prima, ma non unica, fratturazione idraulica in Italia all’interno di una vecchia miniera di carbone. Inoltre sembra che la stessa Eni, secondo uno studio pubblicato nel 2013 da alcuni ricercatori del Cane a sei zampe, abbia ‘rivitalizzato’ il giacimento di Roseto-Montestillo a Lucera, nel foggiano, tramite fratturazione idraulica. E ciò malgrado nei documenti presenti sul sito del Ministero dello sviluppo economico riferiti a tale concessione (‘Tertiveri’) non vi siano riferimenti a tale operazione, condotta peraltro in una zona ad alto rischio sismico.
Chiediamo dunque al governo se conosca “il rapporto della Commissione internazionale che non esclude che la mano umana possa avere contribuito ai sismi del 20 e 29 maggio in Romagna“. Poi domandiamo “se vi sia l’obbligo da parte delle società concessionarie dei diritti di perforazione di indicare la volontà da parte delle stesse di praticare o meno sui pozzi di loro competenza il fracking”. E infine chiediamo conto delle ipotesi di fratturazione idraulica presso i siti di Ribolla e Lucera. Se non era possibile questa pratica, quali sanzioni sono state messe in campo? In ogni caso il governo deve dirci se e dove, in Italia, è stato finora autorizzato il fracking per estrarre lo shale gas.
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