MOSE: 6 atti ispettivi M5S… e nessuna risposta!

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Più che una cupola assomiglia a una ragnatela. Che parte da Venezia, arriva nella Repubblica di San Marino passando per Roma, Milano e mezza Italia. I nomi sono sempre gli stessi, le società sono innumerevoli e intrecciate tra di loro. Seguendo il filo conduttore degli assetti societari sarebbe stato possibile, già molti mesi fa, avere chiaro il quadro della tangentopoli veneta. Ma alle domande del Movimento 5 Stelle il governo non ha mai risposto. Preferendo avallare una situazione che solo usando un eufemismo potremmo considerare sospetta.
Per questo i parlamentari veneti del Movimento 5 Stelle hanno presentato un esposto alla procura di Venezia.
Sono sei gli atti ispettivi relativi agli appalti veneti presentati durante quest’anno e mezzo di attività parlamentare. Le carte parlano da sole.
Nella denuncia si parte dal commercialista Paolo Venuti, revisore dei conti molto attivo in veneto, presente con varie cariche in decine e decine di società da Banca Padovana Credito cooperativo a Padovafiere spa a Concessioni autostradali venete ad Adria Infrastrutture, controllata dalla Mantovani che aveva come presidente Piergiorgio Baita, tra l’altro vicepresidente di Adria.
Qui inizia la lunga catena di collegamenti che passando per Sandra Persegato arriva fino a Paolo Berlusconi, attraverso decine di società con sedi in giro per il mondo.
Presso lo studio di Venuti ha infatti il domicilio fiscale proprio la moglie di Galan, che è amministratore unico della Margherita srl, a sua volta collegata ad Adria. Margherita srl è stata fondata nel 2008 – si legge nell’esposto – e ha tra i fondatori anche la Comunità Incontro Onlus di don Pietro Gelmini. Un intreccio inestricabile che collega tra di loro gli attori dell’impalcatura delle indagini della magistratura veneta.
Eppure era tutto scritto lì, nero su bianco, nei nostri atti parlamentari.
Perché continuare ad assegnare a queste società evidentemente compromesse le grandi commesse pubbliche del Veneto? Il cosiddetto “sistema Mantovani”, con il quale ci sarebbe anche un sistema di spionaggio delle indagini venete allo scopo di proteggere gli affari poco puliti, era già attivo. Le persone erano sempre le stesse.
“L’attività ispettiva – scrivono i parlamentari del Movimento 5 Stelle nell’esposto – si concludeva con la richiesta di valutare l’opportunità di sospendere l’attività dei cantieri interessati, in attesa che le indagini fornissero un quadro più chiaro sul presunto sistema”.
Nessuna risposta alle interrogazioni.
Speriamo rispondano almeno ai giudici.