Alitalia. Poste non può essere il bancomat dei debiti
ROMA, 17 luglio – “Poste Italiane non è un bancomat utile a ripianare con soldi pubblici la gestione disastrosa di Alitalia da parte dei famigerati capitani coraggiosi. Invece, come da tempo sospettavamo, le banche azioniste stanno facendo pressione per fare in modo che Poste stipuli l’equity committment. Ovvero, l’impegno pro quota a finanziare eventuali oneri legati a contenziosi o a perdite della vecchia Alitalia. Gli italiani hanno già pagato a
sufficienza per i disastri compiuti, per cui questa opzione non può essere percorsa”.
Lo affermano i deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione Trasporti.
“Se questa prospettiva che noi paventiamo dovesse realizzarsi, il debito che i capitani coraggiosi hanno fatto lievitare negli ultimi 5 anni finirebbe con l’essere caricato, in parte, sul bilancio delle Poste, società per azioni al 100 per cento pubblica, che nessuna responsabilità ha su questo debito e sui contenziosi maturati. Questa sarebbe una fotografia sbiadita di quanto già accaduto nel 2008 e ciò non è tollerabile.
Tra l’altro, facciamo rilevare che Poste non è stata messa nelle condizioni di poter scegliere. Infatti, in un comunicato ufficiale del CdA di Poste del primo luglio scorso si conferma la mancata comunicazione da parte di Alitalia di tutti gli elementi necessari per una compiuta valutazione dell’impatto che un accordo con Etihad potrà avere sulla struttura del capitale e del debito dell’azienda. Se, rispetto ad allora, la situazione non è cambiata e Poste non ha ricevuto tutti gli elementi necessari per poter prendere una decisione coerente con gli obiettivi di investimento promossi, ogni ulteriore azione non è immaginabile.
L’esclusione di Poste Italiane da qualsiasi trattativa sembra concepita appositamente per metterla nelle condizioni di non poter decidere, con il rischio poi di ritrovarsi con il cerino in mano. Alla fine, però, a scottarsi sarebbero gli italiani, che dovranno accollarsi altri debiti privati sulle spalle.
Infine, vogliamo ricordare che quella tra Alitalia ed Etihad dovrebbe, e usiamo il condizionale, essere una trattativa tra privati. Già l’ingresso di Poste in Alitalia è stata fin dal principio un’operazione a dir poco acrobatica, se poi si vuole utilizzare l’azienda statale per ripianare debiti, il rischio di andare a sbattere contro il muro della Ue e delle procedure di infrazione diventa ancora più alto”.