Jobs Act, la dichiarazione di voto di Nunzia Catalfo – VIDEO


Signor Presidente, Colleghi, ministri, professori, Illustri giuristi ed economisti della maggioranza.
Oggi, il ministro Boschi si presenta in aula imponendo la fiducia al senato sul provvedimento, presenta un testo conosciuto nei minimi particolari dalla stampa e non dal Parlamento, obbliga questo organo Costituzionale a votare una, ricordiamolo bene, Legge Delega, confezionata ad hoc dal Governo, che conferisce poteri legislativi al Governo stesso, parlare in Questo caso di Autoritarismo, per non richiamare altri termini molto in uso in un periodo triste della storia repubblicana,non mi sembra per nulla eccessivo, agli sbagli sui contenuti si aggiungono quelli sulla forma e sul metodo.
Il Governo si presenta in aula come al solito per portare avanti la sua televendita, anticipata da altisonanti proclami che viaggiano a mezzo stampa da settimane, quello che in quest’aula oggi il governo promuove di svendere è forse il bene più prezioso, sacrificato sull’altare delle coerenze economiche dettate dall’Europa.
Attraverso una riforma che negli obiettivi si propone di superare il dualismo all’interno del mercato del lavoro tra tutelati e non tutelati, tra coloro che godono di tutele piene e tra chi invece ve ne è escluso, la ricetta del Governo per risolvere la questione è semplice:
anzichè alzare le tutele ai cosiddetti outsiders (ovvero lavoratori privi di potere contrattuale, i disoccupati, i precari) si abbassano le tutele per tutti, come nel più antico dei detti…….mal comune mezzo gaudio!
Il Presidente Renzi vorrebbe far credere agli italiani che il problema principale del nostro mercato del lavoro è la sua eccessiva rigidità e dispone come soluzione a tutti i mali la flessibilizzazione in uscita. Dimenticando, diciamo per ingenuità … per non voler parlare di mala fede, dei mancanti investimenti sulla forza lavoro in ingresso.
Pensare di agire strutturalmente su un tema così delicato come il mercato del lavoro collegato in maniera così stretta all’andamento dell’economia italiana, per di più con una riforma a Costo Zero o quasi, è una scelta miope per non dire inefficace e controproducente.
Per non andare troppo lontano, Austria e Germania che hanno investito ingenti risorse economiche in tecnologia, ricerca e sistemi pubblici di collocamento avranno nel 2015 un tasso di disoccupazione inferiore al 5 per cento, secondo le ultime stime OCSE.
Le riforme Signor Ministro, hanno bisogno sia di scelte coraggiose, come ad esempio la creazione di un sistema integrato di supporto al reddito per i cittadini, ammortizzatori sociali estesi a tutte le categorie di lavoratori, che di investimenti in settori strategici e cruciali come la ricerca e lo sviluppo.
Siamo certi che sapete che L’Italia è indietro sugli indicatori in Ricerca e Sviluppo rispetto agli obiettivi di europa 2020! il nostro è uno degli ultimi paesi in europa in rapporto pil\ricerca e siamo uno dei pochi a tenere una tendenza negativa.
Fatto il preambolo entriamo nel merito del Jobs Act!
Il disegno di legge delega:
– in combinato con il cosidetto Decreto Poletti allungherà a tempo indefinito l’orizzonte temporale della “prova” per il lavoratore, provocando precarietà strutturale.
non investe in servizi pubblici per l’impiego (vi ricordo i 90 mila addetti della Germania contro i 9 mila dell’Italia) quale strumento principale per le politiche attive, come chiesto dall’Europa nella raccomandazione del 2 giugno 2014 e come auspicava lo stesso Professor Marco Biagi nel libro bianco, spiegando l’importanza degli investimenti per la concreta attuazione di politiche attive, di inserimento lavorativo, di formazione e di riqualificazione a disoccupati e inoccupati di lunga durata…. il cosiddetto potenziamento delle tutele nel mercato.
crea un ennesimo carrozzone, denominato Agenzia nazionale, che altro non sarà la riproposizione di ciò che è stato con la creazione di Italia Lavoro, per di più inserendo all’interno gli stessi enti che nel passato hanno sperperato le risorse destinate alle politiche attive del lavoro…. dubito che lo stesso Biagi se fosse vivo, sarebbe dell’avviso di far nascere un altro ente!
Il Governo inoltre:
– Introduce il demansionamento
– Immette i controlli a distanza
– Allarga la possibilità di maggiore ricorso al lavoro accessorio (voucher), abbassa le tutele contrattuali senza garantire efficaci tutele nel mercato, e non prevede l’investimento in politiche fiscali e sociali di sostegno al reddito per i meno abbienti. Lo stesso Biagi affermava nel libro bianco l’importanza di istituire efficaci tutele!
Ciò che ha affermato il Presidente Sacconi nel corso della sua relazione riguardo a un reddito garantito va in contrasto sia con quanto scritto nel libro Bianco che con la proposta presentata dal Movimento 5 Stelle sull’istituzione del reddito di cittadinanza quale misura ASSOLUTAMENTE ATTIVA.
Misura che non è solo reddito, ma che parte dai bisogni primari del cittadino, del disoccupato, per ricostruire i servizi di cui ha bisogno. La nostra proposta mira a creare lavoro, contiene aiuti per le imprese, aiuti per i disoccupati che vogliono tra loro creare delle imprese, riavvicina il cittadino alla vita economica e sociale della propria città, ma soprattutto dà respiro all’economia del paese e pone le basi per una vera riforma del lavoro.
Parte di quanto contenuto nella proposta è stato già presentato proprio nella legge delega sotto forma di emendamento ed è stato accolto. Sono piccoli passi per aiutare il disoccupato nella ricerca del lavoro e per semplificare la burocrazia delle imprese, parlo di: fascicolo elettronico del cittadino, banche dati interoperabili, e conferimento di posti vacanti in un’unica Banca dati nazionale.
Il Movimento 5 Stelle Vi chiede,
come l’impresa, oltre che naturalmente il lavoratore possa investire sulla formazione, sull’acquisizione di skills (competenze) e sulla valorizzazione del cosidetto Human Capital (del Capitale umano) che OCSE ed EUROPA 2020 indicano come fattore critico di sviluppo e di successo per le economie continentali con la pseudo riforma che state proponendo a quest’aula. Sapete bene che con questa legge, renderete l’annosa questione del precariato da problema contingente a strutturale.
E a farne le spese di tutto questo saranno i soggetti deboli del nostro mercato del lavoro su cui la scure della riforma si abbatte in maniera più pesante:
I disoccupati di lunga durata. L’OCSE nel rapporto sull’occupazione spiega come il grande problema dell’Italia sia la forte percentuale di precarietà (boccia il Decreto Poletti che la porta al 70 per cento), il grande numero di disoccupati di lunga durata che spesso diventano INATTIVI (57% del totale, con un picco del 61,5% tra gli over 55) e il lavoro di bassa qualità. Spiega inoltre come non vi è correlazione tra flessibilità (ampiamente utilizzata dai cosiddetti riformisti italiani) e occupazione.
Non basta abbassare il costo di reclutamento di un disoccupato di lunga durata per renderlo appetibile. Occorre invece investire in efficienti politiche di formazione, orientamento e reinserimento nelle imprese, il tutto associato a un sistema adeguato di welfare che tuteli il lavoratore e ne sostenga il reddito.
La scure si abbatte anche sui Giovani, il cui tasso di disoccupazione è passato negli ultimi dieci anni dal 17% alla mostruosa cifra del 45% (dati istat 2014) e il cui tasso di precarietà è pari al 52,5 per cento.
E non dite che la soluzione a tutti i mali è il Programma Europeo e nazionale YOUTH GARANTEE perchè gli italiani ne potrebbero sentire delle belle, compresa la totale non attuazione in talune regioni, per citare un esempio: la Sicilia di Crocetta, del PD e di Faraone! e di Genovese!
Siamo tutti bravi a tagliare sui diritti!
A questo governo e alle promesse di modernità e di rottamazione gli italiani forse chiedevano ben altro, che la riproposizione del vecchio teatrino trito e ritrito sull’articolo 18.
Il Problema, ribadito dalle Imprese più volte, per ridare competitività e incentivare le nuove assunzioni, NON é l ‘ARTICOLO 18 , il problema reale è il costo del lavoro che in Italia è uno dei più alti al mondo, togliendo diritti ai lavoratori non si produrrà nessun posto di lavoro aggiuntivo, si produrrà solo precarietà e una contrazione dei consumi.
Come può un soggetto investire senza un futuro certo di fronte a lui? con i consumi che caleranno si andrà solo ad aggravare la situazione attuale, meno consumi vuol dire meno spesa e di conseguenza meno gettito fiscale e meno ricavi alle imprese italiane con il conseguente impoverimento del ceto medio e la definitiva morte della Piccola e Media impresa, fiore all’occhiello e traino dell’Economia italiana negli anni 70 e 80.
A loro l’articolo 18 non gioverà per niente, date le ridotte dimensioni delle unità produttive, alle imprese italiane servono sgravi sugli oneri tributari e contributivi, un fisco più efficiente ed una semplificazione della burocrazia.
E il progetto di demolizione dello statuto dei lavoratori non finisce qui, immolati sull’altare delle volontà dei poteri forti rientrano pure gli articoli 4 e 13.
Non si è intervenuto invece sul vero problema del mercato del lavoro italiano, il mancato raccordo tra le politiche attive e passive, è proprio questo legame a garantire negli altri stati dell’unione a cui noi assurgiamo come modello, la CONCRETA possibilità per il lavoratore fuoriuscito dal mercato del lavoro di ricollocarsi in tempi ragionevoli.
Senza accorgimenti adeguati di sostegno al reddito il sistema che uscirà fuori da questa delega sarà un sistema non di flex-security , cioè di flessibilità abbinata a tutele ma un sistema basato su flessibilità in uscita ed assenza di tutele nel mercato del lavoro, rischio che aveva previsto anche “Marco Biagi”.
Si configura una Flex-precarity, un sistema tutto italiano, perchè noi come sempre riusciamo a distinguerci in Europa ma in negativo!
Noi del M5S abbiamo proposto e proponiamo misure concrete per la gestione del mercato del lavoro italiano.
Noi proponiamo la sicurezza coniugata alla flessibilità legata all’innovazione di processo e di prodotto, basata sugli investimenti tecnologici e di ricerca e sugli investimenti in termini di formazione del lavoratore che si tende a lasciare in azienda e che grazie al life long learning o formazione continua potrà nel corso della sua carriera ricoprire diversi ruoli potenziando la capacità lavorativa e le competenze, e aumentando, la produttività.
In questo tipo di flexsecurity viene garantito al lavoratore non solo la riqualificazione costante soprattutto in azienda, ma anche il sostegno al reddito in caso di perdita di lavoro e un serio accompagnamento al reinserimento lavorativo e sostegno al reddito per i meno abbienti (IL NOSTRO REDDITO DI CITTADINANZA).
Ciò porta maggiore produttività dell’impresa in termini sia qualitativi che quantitativi, sicurezza del lavoratore in termini di reddito costante e proficuo impatto sull’economia sia interna che esterna.
Questo è il tipo di riforma a cui tende il MoVimento 5 Stelle!
Noi voteremo no alla riforma non solo perchè siamo contro l’abolizione dell’articolo 18 ma soprattutto per lo stillicidio sistematico dei diritti dei lavoratori che il governo con questa delega vuole portare avanti, per la mancanza di tutele per i disoccupati gli inoccupati e i PRECARI, per l’assenza di investimenti che favoriscano nuove assunzioni, per la carenza di politiche che riportino nel nostro paese il 16% dei nostri giovani espatriati, e per la mancanza di un disegno organico di riforma del mercato del lavoro che dovrebbe necessariamente passare per un potenziamento e rimodulazione dei servizi pubblici per l’impiego.
Con questi chiamiamoli “difetti” il Jobs Act diviene totalmente inutile per raggiungere l’obiettivo principale prefissato ovvero quello di garantire maggiore occupazione, una riforma miope asservita ai poteri forti e senza un orizzonte temporale di lungo periodo.
Per questo noi del Movimento 5 Stelle diciamo NO
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