Dov’era Renzi quando chiedevamo le “dimissioni” di Incalza?

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Un’altra colata di fango sommerge il mondo della politica italiana e questa volta l’inchiesta, che porta a galla l’ennesimo giro di tangenti e corruzione, arriva fin dentro i corridoi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il ministro Maurizio Lupi non è indagato, ma in carcere sono finiti i suoi sodali, imprenditori amici che gestivano gli appalti delle grandi infrastrutture italiane e che dispensavano, come ci raccontano i magistrati fiorentini, regali e favori ai dirigenti ministeriali e al figlio del ministro stesso.
Ma soprattutto, è stato arrestato il super manager Ercole Incalza, quell’Ercolino che dal 2001 era a capo della struttura di Missione del ministero che sovrintende alle grandi opere pubbliche, dominus incontrastato che aveva il potere di gestire gli appalti delle maggiori infrastrutture italiane, dalla Orte-Mestre all’Alta velocità Milano-Verona, dalla inutile Autostrada Cispadana in Emilia Romagna al padiglione Italia dell’Expo: tutto passava tra le sue mani, lui decideva a chi affidare lavori milionari, ricevendone in cambio consulenze d’oro e incarichi.
Quando Lupi arriva al Ministero, Incalza è già lì, ma nessuno si sogna di mandarlo via. A gennaio di quest’anno va in pensione, ma rimane come consulente.
Il Movimento 5 Stelle già a luglio aveva acceso i riflettori sulla figura di Incalza, il cui nome compariva in svariati procedimenti penali, e aveva chiesto che venisse rimosso. Dunque Lupi sapeva, a palazzo Chigi sapevano e Renzi sapeva.
Ora che il bubbone è scoppiato e che grazie alla magistratura è venuto a galla tutto il marcio, il Presidente del Consiglio dichiara guerra alla corruzione, ma viene da chiedergli:
Dov’era quando con un’interrogazione chiedevamo il passo indietro di Incalza?
Dov’era quando chiedevamo la calendarizzazione urgente delle norme anticorruzione?
Che fine ha fatto la rottamazione che aveva promesso, quella con cui doveva mandare a casa i poteri forti, i burocrati, i mandarini che detengono il potere e il controllo nello Stato?
Con questa inchiesta scopriamo che l’ennesima cricca – uguale a quelle che abbiamo già visto in azione per il Mose, per l’Expo, per la ricostruzione de L’Aquila, per il G8 della Maddalena – per anni ha mangiato sulle più grandi opere pubbliche italiane. E ha continuato a farlo anche con questo governo che, ricordiamolo, ha varato qualche mese fa un provvedimento, lo Sblocca Italia, che guarda caso sblocca grandi infrastrutture su tutto il territorio italiano.
Inutile ora per Renzi provare a spacciarsi per il paladino della giustizia: il peso di questa inchiesta ricade tutta sul suo governo, responsabile di aver lasciato al Ministero delle Infrastrutture un uomo come Maurizio Lupi, che oggi dovrebbe solo dimettersi, e responsabile soprattutto per non aver ancora dato a questo Paese una seria ed efficace legge anticorruzione.