Giù le mani dalla Rai!

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Dei buoni propositi per rendere la Rai un’azienda moderna, competitiva e innovativa sul piano culturale non se n’è compiuto mezzo. Piuttosto come in un vero e proprio autoscontro fatto con le poltrone l’unica cosa che si è compiuta è la lottizzazione.

Spazio nel consiglio di amministrazione dell’azienda pubblica radiotelevisiva al primo spin doctor di Renzi, all’assistente di un senatore Pd e all’ex capo ufficio stampa dell’Udc, così solo per fare tre esempi. E la mission? Chi se ne frega! Eppure Gubitosi e Renzi avevano messo in cantiere negli scorsi mesi due progetti: la riforma della governance e il piano delle newsroom.

La governance è stata rinnovata con la legge Gasparri, mentre il disegno di legge renziano è stato impaludato al Senato e mozzato dalla minoranza Pd. Dall’altro lato il piano Gubitosi è stato a lungo congelato, perché manca la sua declinazione pratica. E perché magari l’informazione televisiva non è uguale alla telefonia. Toccherà al cda griffato Maggioni-Campo Dall’Orto decidere se e come portarlo avanti.

Il rischio è quello che i telegiornali cambino definitivamente veste e diventino megafono a reti unificate del renzismo con direttori, vicedirettori e caporedattori scelti dalla politica per portare avanti la chiara mission di demolire l’opposizione, ovvero il MoVimento 5 Stelle.

Sarà questo il primo banco di prova del cda e del direttore generale, dimostrare che non vuole militarizzare l’informazione targata Rai. Sullo sfondo c’è un’opportunità, quella della modernizzazione e del risparmio. Non diventi però un comodo paravento per il pensiero unico. I cani da guardia del MoVimento 5 Stelle tengono le orecchie drizzate.