Svimez bacchetta la politica e chiede #redditodicittadinanza

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Il rapporto Svimez 2015 sull’economia del Mezzogiorno, illustrato questa mattina alla Camera dei Deputati, parla chiaro: “una misura universalistica di sostegno al Reddito non è più rinviabile“.
Come sappiamo l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Europa, insieme alla Grecia, che ancora non prevede alcuna misura di contrasto alla povertà. Povertà che, tra l’altro, si è raddoppiata negli ultimi anni per effetto della crisi, aumentando soprattutto al Sud.
Svimez ha bacchettato fortemente la politica accusandola di essersi concentrata sino ad oggi prevalentemente sul costo delle eventuali misure-antipovertà, dimenticando ogni altra considerazione relativa all’eguaglianza. Teoria, quest’ultima, sostenuta da sempre dal M5s che ribadisce che l’introduzione del Reddito di Cittadinanza dipende soltanto dalla volontà politica.
Politica che, quando vuole, è capace di approvare disegni di legge in pochi giorni trovando tutte le coperture economiche necessarie per farlo (vedi la legge Boccadutri approvata in meno di un mese, che ha regalato 45 milioni di euro ai partiti senza controlli sui propri bilanci).
L’Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno, oltre a insistere sulla necessità ed urgenza di introdurre misure di sostegno al reddito, fotografa l’immagine di un Paese dove Nord e Sud sono sempre più lontani e corrono a due velocità diverse. Un Sud sempre più povero, nel quale il 62% dei cittadini guadagna al massimo il 40% del reddito medio e dove 1 persona su 3 è a rischio di povertà, rispetto al Nord dove le persone a rischio sono 1 su 10.
Un Paese dove il divario del Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud nel 2014 ha toccato il punto più basso degli ultimi 15 anni, attestandosi al 53,7% del valore medio nazionale ai livelli del 2000 e dove i dati sulla disoccupazione, soprattutto quella giovanile, sono davvero allarmanti (56% nel Mezzogiorno rispetto al 35% nel Centro-Nord). Per non parlare della disoccupazione femminile: al Sud dove le donne occupate sono soltanto 1 su 5 (20,8%).
Dopo l’allarmante situazione raccontata oggi da Svimez, già accennata lo scorso mese di luglio, dovrebbe essere chiaro a tutti che bisogna passare dalle parole ai fatti per far ripartire il Sud, se vogliamo far ripartire l’Italia tutta, e per introdurre, una volta per tutte, una misura di sostegno al reddito a livello nazionale, capace di mettere in moto l’economia del nostro Paese.
Il governo però, contraddicendo i propri e svariati slogan, sembra non averlo ancora capito e nella propria Legge di Stabilità, depositata pochi giorni fa al Senato, continua a dimenticare sia lo sviluppo del Sud che l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà.
A questo punto, non si può fare altro che prendere atto dell’incapacità di questo governo a dare risposte alle problematiche dei cittadini italiani. Una cosa è chiara: se oggi al governo ci fosse il Movimento 5 Stelle, la proposta di legge sul Reddito di cittadinanza, a prima firma Nunzia Catalfo, sarebbe già realtà e circa 9 milioni di persone che sono rimaste indietro avrebbero finalmente l’opportunità di riprendersi la propria vita in mano per vivere una vita dignitosa, libera da qualsiasi tipo di ricatto grazie al lavoro con dignità.