Parti cesarei: in Campania situazione è fuori controllo

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ROMA, 1 febbraio – “Il ricorso al parto cesareo, soprattutto in alcune realtà, ha raggiunto livelli anomali tali per cui vogliamo vederci chiaro. In particolare, spicca in negativo il caso della Campania, regione nella quale, in base ai recenti dati forniti dal Piano nazionale esiti, vi sono strutture nelle quali si arriva al 90% di cesarei . E’ forte il sospetto che il ricorso a questa pratica, che comporta maggiori rischi per la donna e per il bambino rispetto al parto naturale, in molti casi avvenga a scopo speculativo, al fine di ottenere rimborsi più elevati. Per questo chiediamo al ministero competente di avviare ispezioni per verificare che vengano rispettati gli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera e di studiare sanzioni o penalizzazioni più stringenti nei confronti degli istituti sanitari che ricorrono eccessivamente al taglio cesareo”.

Lo affermano i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Affari Sociali, che hanno presentato un’interrogazione rivolta al ministero della Salute, a prima firma Vega Colonnese.

“Ricordiamo che il regolamento del ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi fissa al 25% la quota massima di cesarei primari per le maternità con più di 1000 parti e al 15% per le maternità con meno di 1000 parti. A fronte di questi indicatori, la realtà in Campania è davvero allarmante: in quella regione si concentrano 9 delle 10 strutture a più alta percentuale di ricorso al parto cesareo. Inoltre sono 35 strutture campane, tra quelle prese in esame dall’Agenas, che superano la soglia del 50%. Per non parlare di alcune realtà presso le quali la percentuale di ricorso al parto cesareo raggiunge livelli impressionanti. Segnaliamo in tal senso tre casi, tutti su Napoli: Casa di cura Villa Cinzia (95,05%), Casa di cura Sanatrix (87,62%) e Casa di cura Villa Bianca (87,58%).

La situazione è di allarme conclamato ed è dovere del ministero prendere provvedimenti immediati. Ispettori e task force, contrariamente a quanto fa il ministro Lorenzin, andrebbero prioritariamente messi in campo a scopo preventivo e per far rispettare regole già vigenti”.