Perché le tecnocrazie vogliono punire il Regno Unito

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I burocrati europei hanno già fatto fronte comune sulla Brexit dichiarando l’urgenza dell’inizio delle trattative e la necessità che il Regno Unito faccia richiesta dell’applicazione dell’art.50 del Trattato di Lisbona. In questo caso e solo in questo caso i tiranni finanziari rivendicano la sovranità popolare inglese. Lo stesso Juncker ha affermato addirittura che è necessario “rispettare il voto popolare”. Un’uscita inattesa, considerando il personaggio, ma che va compresa dal punto di vista politico.
Il fronte comune sulla rapida uscita del Regno Unito dalla Ue, infatti, nasce già prima dell’incontro di lunedì 27 giugno tra Renzi, Hollande e Merkel. Dobbiamo interrogarci allora su chi vuole effettivamente la Brexit, perché questa fretta suona molto strana. La stessa BCE, per chiudere il cerchio, si dice pronta a fornire moneta fresca per arginare il crollo dei mercati e dell’economia del vecchio continente nel caso di un’uscita rapida.
Una chiave di lettura chiama in causa il prossimo semestre europeo, che dovrebbe essere a guida inglese. I decisori dell’Unione Europea vorrebbero evitare a tutti i costi che un Primo Ministro inglese, magari appartenente a un partito euroscettico, traghettasse i 27 Paesi Ue durante le trattative con il Regno Unito. Sulla stessa linea la maggioranza del Parlamento europeo, che ha votato una risoluzione sulla Brexit nella quale si “invita il Consiglio a modificare l’ordine delle sue Presidenze onde evitare che il processo di recesso pregiudichi la gestione delle attività correnti dell’Unione”. Non solo: nella risoluzione si invita anche il Presidente della Commissione Europea, Juncker, a “riassegnare il portafoglio del Commissario del Regno Unito con effetto immediato”. Si punta, con ogni probabilità, a ridistribuire le risorse finanziarie del commissario britannico a favore degli altri commissari. Alla risoluzione il M5S ha votato naturalmente contro, dato che sembra evidente l’intenzione di punire il Regno Unito per il referendum, sbattendolo fuori senza nemmeno trattare e alle peggiori condizioni.
Altro spunto lo fornisce la posizione della Germania. Da un lato l’uscita del Regno Unito porrebbe i tedeschi in posizione ancor più centrale nel delineare le politiche Ue, dall’altro va detto che il Regno Unito è importatore netto nei confronti della Ue e della stessa Germania. L’uscita, quindi, potrebbe provocare delle sanzioni, anche commerciali, nei confronti britannici, che andrebbero a detrimento innanzitutto delle partite correnti tedesche. Si dirà: ma se le sanzioni danneggiano la Germania e l’intera Ue perché approvarle? La risposta è semplice: l’Unione Europea fonda la sua credibilità sul fatto che nessuno ne è mai uscito. Se il Regno Unito ha deciso di uscire è bene, dalla prospettiva dei tecnocrati europei, che ne subisca il maggior danno economico possibile, così da servire da esempio per chi avesse intenzione di seguirne le orme. A costo che il danno commerciale per i Paesi Ue sia ingente. Le sanzioni alla Russia dimostrano che non sempre convenienza economica e necessità geopolitiche coincidono. Quando non coincidono le secondo prendono di solito il sopravvento.
Il punto di domanda quindi adesso è: ma chi è che vuole veramente la Brexit, e perché?