Referendum: la data giusta, per il governo, sono le calende greche

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Dal comportamento di governo e maggioranza, ancora una volta, si riesce a capire che aria tira nei segretissimi sondaggi sul referendum che hanno in mano: è in arrivo una bella batosta a favore del NO.
Nessuno, infatti, sta facendo pressione per accelerare l’iter per l’indizione del referendum popolare, al punto che anche Mattarella è stato costretto ad intervenire. Non solo: siamo costretti ad assistere di nuovo ad uno di quei penosi balletti sui rinvii. Prima si diceva che il referendum si sarebbe svolto nei primi giorni di ottobre, poi a novembre ed ora in Parlamento si comincia a parlare di rinviarlo addirittura in primavera. La speranza è che il tempo sia dottore e che i sondaggi, in virtù di non si sa quale intervento divino, volgano miracolosamente a favore del governo da qui a marzo. Pia illusione.
Forse dovrebbero capire che più cercano di piegare le leggi a loro comodo e peggio è. L’articolo 138 della Costituzione (ricordate? proprio quello che il M5S riuscì a salvare manifestando sui tetti e facendo ostruzionismo, tra l’ipocrita indignazione generale) disciplina i procedimenti di revisione costituzionale, e prevede l’intervento dei cittadini, tramite il referendum, nel caso in cui la legge costituzionale non sia stata approvata, nella seconda votazione da ciascuna delle Camere, a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti. Proprio il caso del DDL Boschi.
Quindi, a norma di Costituzione, le calende greche non sono proprio previste, il referendum s’avrà da fare, e volenti o nolenti dovranno sottoporre il loro operato al vaglio dei cittadini. Comprendiamo il loro disagio: da tempo non ci sono più abituati.