Referendum: ennesimo diktat contro il NO. Stavolta dall’ambasciatore USA

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Quando si tratta di Costituzione Italiana tutti si sentono direttori tecnici, un po’ come al bar durante il Campionato del Mondo. Ognuno dice la sua dai quattro angoli del globo, ognuno si sente in diritto di suggerire agli italiani come comportarsi al referendum, o peggio fa spudoratamente il tifo.
La lista dei mister improvvisati è lunga e internazionale: dai nostrani Confindustria e Coldiretti, al cittadino svizzero Marchionne, dalle più “autorevoli” testate giornalistiche di mezzo mondo. Persino i vertici della banca JP Morgan ultimamente si sono improvvisati costituzionalisti.
L’ultimo “allenatore” che aspira ad una panchina alla Consulta è l’ambasciatore americano John R. Phillips, che oggi ha dichiarato che se al referendum sulla riforma della Costituzione vincessero i “No” l’Italia farebbe «un grosso passo indietro», e poi «quello che serve all’Italia è la stabilità, e le riforme assicurano stabilità, per questo il referendum apre una speranza», «il referendum offre una speranza e una opportunità per la stabilità di governo».
Insomma, Phillips avvisa che bisogna votare Si, che bisogna “fare le riforme” (ovvero quei provvedimenti demenziali che hanno distrutto la Grecia e si avviano a distruggere anche noi), e che la stabilità di governo è tanto una cosa bella, ovvero: Renzi deve restare.
D’altronde cosa volete che dica l’ambasciatore americano, quando anche le multinazionali del suo Paese siedono in tribuna a fare il tifo per il Si?
Per fortuna la Costituzione non è cosa loro, e per fortuna noi giochiamo in un’altra squadra: quella della sovranità, della Costituzione Italiana, e del NO convinto a una riforma voluta solo da banche, sistemi di potere economici, gruppi di pressione, e allenatori improvvisati.
Update: Poco fa, il Dipartimento di Stato USA ha preso le distanze dalle affermazioni dell’ambasciatore, dichiarando: “Bisogna parlare direttamente con l’ambasciata a Roma per ulteriori commenti o chiarimenti”.