TV e stampa: “cani da guardia” con un guinzaglio di finanziamenti pubblici

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Arriva in aula alla Camera la Legge sull’Editoria, ovvero il provvedimento con il quale si elargiscono finanziamenti ai media, alla tv, alla stampa. E scopriamo così, senza alcuno stupore, che il cosiddetto “cane da guardia della democrazia” sceglie di mettersi al guinzaglio della politica e di ricevere laute mance dal governo al quale, inevitabilmente, dovrà dare qualcosa in cambio. In tempi di crisi la stampa potrebbe provare a rilanciarsi attraverso maggiore autonomia, concorrenza e una competizione che metta al centro le nuove tecnologie, invece si sceglie ancora una volta la strada facile della compiacenza al potere in cambio di lauti soldi pubblici.
Soldi pubblici freschi freschi peraltro: come quelli del canone Rai appena pagato in bolletta le cui eccedenze, invece di finanziare il canone degli anziani poveri (ennesima lacrimevole promessa del premier), finiscono appunto agli editori. Governo e maggioranza hanno anche introdotto nuovi finanziamenti indiretti per le spese telefoniche e le connessioni, che vanno a compensare quelli gradualmente aboliti dal Governo Monti. Usciti dalla porta, quei fondi ora rientrano dalla finestra: chissà cosa ne pensano le migliaia di piccoli imprenditori italiani che non usufruiscono di trattamenti di tale riguardo.
Un altro bell’aiutino arriva in forma di sgravi fiscali per chi fa pubblicità sui media tradizionali, come giornali, stampa e tv. La “concorrenza” ad Internet si fa quindi a colpi di quattrini pubblici, e intanto si dà anche una mano a De Benedetti e Berlusconi… amici che in tempi di propaganda referendaria fa molto comodo tenersi buoni.
Insomma, questo finanziamento all’editoria non ha niente a che fare con il pluralismo e la libertà di informazione, che vengono garantite solo ed esclusivamente da condizioni di autonomia economica: esattamente ciò che la Legge sull’Editoria intende impedire.
Nulla di cui stupirsi, quindi, che il MoVimento 5 Stelle abbia votato contro.