Jobs Act: i partiti temono il voto dei cittadini (video)
Arrivano in aula le mozioni sulla riforma del lavoro e i referendum promossi dalla Cgil: miseri escamotage, che servono solo a lavare la coscienza del Pd e soprattutto dei partiti alla sua sinistra che hanno paura del voto popolare, del giudizio dei cittadini. E cercano così di disinnescare il quesito referendario con interventi di manutenzione minima che non sanano la vergognosa piaga del precariato spinto generato dai buoni lavoro.
SEL, ancora una volta, gioca a fare il “soccorso rosso” (“rosso” si fa per dire) quando il Pd si ficca nei guai. E poi è bastata una mano amica a neutralizzare la vera bomba, ossia il quesito sull’articolo 18: quello che avrebbe mandato definitivamente in pezzi la truffa dell’era Renzi. Questo governicchio, invece, vuole legiferare in tema di voucher solo per prolungare la propria inutile esistenza, umiliando tra l’altro le iniziative parlamentari in materia, compresa quella del M5S che invece vuole riportare i voucher nell’alveo del lavoro realmente accessorio e occasionale.
Con la riforma del lavoro Renzi-Poletti elargiremo in un triennio qualcosa come 18-20 miliardi per non risolvere nulla. Si affronta il problema dell’occupazione sul versante dell’offerta e si detassa il salario di produttività, spingendo chi già lavora a lavorare più ore, quando invece bisognerebbe dividere il monte ore tra più persone, favorire il part-time e la staffetta generazionale.
Intanto 100mila persone, soprattutto giovani, scappano ogni anno dall’Italia e la disoccupazione under 25 resta inchiodata attorno al 40%, mentre un operaio edile di 67 anni è costretto ancora a rischiare la vita in bilico su una impalcatura. Siamo passati dal “lavoro buono” al buono lavoro. E la presunta sinistra non sa più come ripulirsi l’immagine, di fronte a cittadini che hanno già capito l’imbroglio. Per questa finta sinistra non ci sarà più appello.