Che Paese ci lasci in mano, Matteo? #BilancioDelloStato

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Quello qui di seguito (clicca sopra l’immagine per ingrandire) è il bilancio dello Stato e delle amministrazioni pubbliche. Vediamolo insieme per capire in che stato ha ridotto il Paese Matteo Renzi e cosa ci aspetta quando andremo al Governo.
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Premessa
Il bilancio non indica solo i risultati definitivi per gli anni già trascorsi – i consuntivi di 2015 e 2016 – ma anche quale tendenza seguiranno le entrate e le uscite nel prossimo quadriennio a causa delle politiche del Governo Renzi. È infatti un bilancio a legislazione vigente, che cioè non incorpora i futuri interventi economici del Governo Gentiloni.
I valori delle singole voci sono espressi sia in senso assoluto (in milioni di euro) sia in rapporto al Pil nazionale. È il rapporto che ci interessa perché in economia le grandezze sono sempre relative e il valore assoluto dice poco o nulla. In questo caso dobbiamo capire quale peso avranno i singoli settori di spesa nel complesso del prodotto interno, dal 2017 al 2020.
ANALISI DELLE SPESE
1) salta subito all’occhio il doloroso capitolo della Sanità, che la nostra Costituzione vuole universale e gratuita per gli indigenti. Il Governo Renzi ha dato il via ad una privatizzazione strisciante diminuendo le risorse reali di anno in anno. La spesa per il finanziamento del sistema sanitario nazionale rispetto al Pil cala da anni e continuerà a calare a ritmi allarmani fino al 2020. Dal 6,8% del Pil nel 2015 passeremo ad un misero 6,4%. Eravamo già sotto la media Ue, nei prossimi 4 anni sarà ancora peggio
2) si ridurranno ancora le spese per le prestazioni sociali, e in particolare per le pensioni, dal 15,7% del 2015 al 15,4% del 2020. Un ulteriore dimagrimento dopo il massacro della Legge Fornero
3) i redditi del pubblico impiego caleranno rispetto al Pil ogni anno fino al 2020 (dal 9,8% del 2017 al 9% del 2020). Questa dinamica è frutto del blocco dei contratti pubblici che solo Gentiloni ha promesso di sbloccare (lo aspettiamo al varco) e che Renzi ha invece confermato senza se e senza ma
4) caleranno anche i consumi intermedi del settore pubblico, dall’8,1% dello scorso anno al 7,5% del 2020. È un bene? Assolutamente no. È vero che nella spesa della Pubblica amministrazione ci sono sprechi (che elimineremo senza pietà noi del M5S, a differenza di Renzi) ma in generale i consumi pubblici sono commesse per tantissime imprese italiane, che senza quella domanda fallirebbero
5) Il Governo Renzi non si è limitato a tagliare le spese sociali; ha azzoppato nel frattempo il motore della crescita economica e dell’innovazione: gli investimenti pubblici. Il totale delle uscite in conto capitale (investimenti fissi lordi + contributi agli investimenti delle imprese) crollerà non solo rispetto al Pil (dal 4,1% del Pil al 3%), ma addirittura in termini assoluti (dai 68,2 miliardi del 2015 ai 56,7 del 2020). Come si può pensare di far riprendere il settore privato se si tagliano quasi 11 miliardi di investimenti in pochi anni?
ANALISI DELLE ENTRATE
Un dato emerge su tutti: diminuiscono le imposte dirette e aumentano quelle indirette (dal 14,5% del 2016 al 15,4% del 2020). È una politica economica ben precisa che mira ad arricchire i ricchi a danno della classe media e dei poveri. La classica imposta indiretta, infatti, è l’Iva, che colpisce in particolare i consumi primari ed è la più regressiva fra tutte le imposte. Vi ricordate quando Renzi si faceva bello con le clausole di salvaguardia? Si trattava proprio dell’Iva: Renzi non ha mai eliminato le clausole ma le ha solo rinviate scaricandone il peso sui Governi successivi. Ora toccherà a Gentiloni fare il lavoro sporco e Padoan ha già fatto capire che non si tirerà indietro: l’Iva agevolata salirà dal 10 all’11,5% già nel 2018 e l’Iva normale addirittura dal 22 al 25%. Secondo Adusbef e Federconsumatori una famiglia italiana media pagherà 600 euro in più ogni anno. Sia chiaro che le clausole di salvaguardia sono una responsabilità diretta del Governo Renzi.
Per quanto riguarda il costo del lavoro (contributi sociali) la tabella ci dice che non scenderà di una virgola (dal 13,1% del Pil nel 2015 al 13,1% del 2020). Renzi ne ha parlato per 3 anni, ha drogato il mercato del lavoro con costosissimi incentivi e poi gli ha azzerati dal 1° gennaio 2016. Il risultato è che i nuovi contratti stabili sono crollati e il costo del lavoro rimarrà agli stessi livelli di oggi fino al 2020.

CONCLUSIONI

Questa è la vera faccia del Governo Renzi, scolpita nero su bianco nei documenti ufficiali. Meno sanità pubblica, salari in calo, meno sostegno alle imprese, tracollo degli investimenti produttivi e più imposte indirette. Gentiloni peggiorerà ancora il quadro perché è schiavo delle folli regole di bilancio europee (pareggio di bilancio e Fiscal Compact) e deve coprire i buchi di Renzi, a partire dalla manovra correttiva da 3,4 miliardi di euro richiesta da Bruxelles.
Al di là di Gentiloni, però, il bilancio pubblico che dovremo ereditare da 3 anni di Renzi non sarà per nulla facile da gestire. Il nostro programma viene prima di tutto ma dovremo muoverci con prudenza tra maggiore spesa a deficit per gli investimenti e lotta serrata agli sprechi. Solo così sarà possibile da un lato far ripartire economia, occupazione e produttività (gli investimenti servono a questo) e dall’altro tenere i conti al riparo dalla schizofrenia dei mercati. Terzo cardine della nostra politica di bilancio sarà la redistribuzione del reddito. L’azione di Renzi ha polarizzato ulteriormente la ricchezza; rividere in senso progressivo il sistema fiscale risponde non solo alla domanda di equità ma anche alla necessità di rinforzare lo sviluppo economico (la classi meno ricche hanno una propensione al consumo maggiore di quelle ricche, che investono all’estero e in speculazione gran parte del loro reddito).
Un’economia che torna a crescere è anche un’economia che garantisce al bilancio pubblico maggior gettito fiscale senza bisogno di aumentare la pressione fiscale. In questo modo potremo finanziare gli assi portanti del nostro programma, a partire dal reddito di cittadinanza (per il quale, in ogni caso, abbiamo già indicato le coperture, dichiarate ammissibili dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato).
Ce la faremo, nonostante 3 anni di Matteo Renzi.