Decreto Istruzione: #Lettamente, i soldi non ci sono!

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Vorrei ripercorrere con voi il curioso iter di questo Decreto Istruzione, soffermandomi soprattutto sui contorni. Letta ha pressato pomposamente affinché venisse emanato questo provvedimento “spot” sull’istruzione, in modo da avere un punto fermo per farsi bello in televisione, perché sappiamo bene quanti voti muove un decreto o una legge sulla scuola. Così, la ragioneria di Stato si è inventata una copertura traballante per trovare 460 milioni da stanziare per l’intervento, incrementando ulteriormente le accise sulle birre e le imposte di registro, ipotecarie e catastali, aumenti che in un periodo di crisi come questo avranno sicuramente un effetto negativo sul gettito fiscale.
Ma a Letta non bastava: ha spinto la sua maggioranza a gonfiare il decreto come un palloncino, facendo presentare ulteriori emendamenti al ministro Carrozza ed al PD. Ma non aveva fatto i conti con Saccomanni e con la Ragioneria di Stato.
Così oggi, quando la Commissione Bilancio è stata chiamata ad esprimere i pareri sugli ultimi emendamenti proposti da Commissione e Governo, questa ha dovuto fissare ben venticinque condizioni, cosa mai successa in questa legislatura, dichiarando anche una mancanza di copertura pari 40 milioni di euro.
Sappiamo benissimo che alla fine è la Ragioneria a decidere le coperture di spesa, non la politica e che è paradossale che Letta, maggioranza, MIUR e MEF non si siano coordinati a dovere. Malafede? Campagna elettorale costante? Incapacità? Non lo sappiamo, quel che certo è che uno dei compiti del Presidente del Consiglio è il coordinare la politica di governo ed in questo decreto non c’è stato coordinamento alcuno.
Quello che è certo è invece che Letta va in giro a vantarsi di aver investito fortemente nell’istruzione, lo dice in TV, lo dice ai convegni, lo dice sui giornali. #Lettamente in continuazione: 460 milioni sono briciole, briciole che forse non ci saranno nemmeno. L’istruzione NON riparte per specifica volontà politica, come diceva Italo Calvino: “Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.”
Simone Valente, Commissione Cultura M5S Camera